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Dalle cronache del tempo risulta che i ripetuti assalti saraceni decretarono l’allontanamento degli abitanti di Centocelle dalla propria terra natia e che essi vi fecero ritorno, collaborando, successivamente, all’edificazione di “Civitavecchia”; fino a quel momento devastata e completamente abbandonata a sè stessa. |
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Alcuni ricercatori suppongono che i Saraceni misero a ferro e fuoco Centocelle per vendetta. La causa di questa violenta ondata che si scatenò sulla cittadina marittima non trova radici nella sconfitta subita dagli “infedeli” presso le isole Baleari ( anno 813 ), ma piuttosto nella “spedizione fatta sul territorio africano dal Conte Bonifacio di Toscana nell’anno 828.” Alcune dichiarazioni riferite da cronisti dell’epoca, vicini ai fatti, sono contrarie a quanto sopra avanzato, ma alcuni dubbi restano. A fronte di questo, può meravigliare il lettore la notizia che Papa Leone IV diede all’Imperatore Carlomagno ( novembre dell’813 ) |
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Nell’anno 813 i Saraceni furono avvistati da navi cristiane vicino Maiorca. Poco prima avevano conquistato la Corsica ed ora erano con le vele dritte in direzione della Spagna, dove subirono una grave sconfitta. Si vendicarono per essere stati placati in terra Iberica, mettendo a ferro e fuoco numerosi lidi italiani. Centocelle ne riportò gravi conseguenze poiché, come riporta un cronista dell’epoca, “in quell’occasione fu dai barbari devastata”. |
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Lungo la costa dell’Italia meridionale, tra le popolazioni presenti, si affacciarono i Saraceni, musulmani provenienti dal nord Africa e dalla regione del Mashriq. Quei territori erano sotto la dominazione dei Longobardi come a Benevento, Salerno e Capua ed i Bizantini presenti nelle aree sottoposte al controllo dell’Impero d’Oriente. Vigevano delle leggi contro il commercio, al tempo definito “criminoso”, |
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L’ondata Longobarda stava travolgendo la penisola italica. Popolazione nomade di origine germanica stanziata nel basso corso dell’Elba che, con movimento migratorio iniziato nel II secolo, raggiunse il bacino del Mediterraneo (VI secolo). Centocelle temette il peggio alla notizia dell’arrivo degli invasori che avanzarono nella regione romana per impadronirsi di Roma e così, secondo i loro schemi, coronare il sogno di conquista dell’Italia. Si avvicinarono depredando castelli e cittadine, “senza sfiorare la nostra città”. A tal proposito, è opportuno citare Paolo Diacono, autore della “Historia Langobardorum”, il quale non nomina Centocelle nelle scorrerie perpetrate all’interno del territorio romano. A ciò pensa l’Annovazzi, possibilista sulla permanenza degli invasori sul nostro. |
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