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Dallo scalo si era in continua e vigile guardia contro il nemico che, sin troppo spesso, si avvicinava minaccioso. A tal proposio, gli abitanti ricorrevano ad alleanze con le popolazioni limitrofe per impedire l’invasione da parte degli stranieri ed i Pontefici favorivano tali unioni per assicurarsi anche una maggiore protezione di quello che era allora considerato il Porto di Roma. Nell’anno 1013 Papa Benedetto VIII fu promotore di una spedizione navale |
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La cittadina marinara godeva dei benefici del porto, grazie al traffico delle merci ed all’annesso indotto. Ciò, anche se esso era in parte decaduto a causa delle devastazioni dei nemici e per l’abbandono; restava ben poco, del suo antico stato, rispetto all’iniziale descrizione di Plinio ma, nonostante ciò, rimase il migliore lungo tutto il litorale del tirreno. Era considerato un'importante base da guerra contro i Saraceni, la presenza dei quali era costante nelle acque del Mediterraneo; inoltre, era fondamentale per le comunicazioni da e per Roma e le terre lontane, anche se “le vie del mare erano preferibili a quelle terrestri, difficili e malsicure”. |
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Nel precedente elaborato abbiamo visto che la Chiesa di Centumcellae fu unita a quella di Tuscania, ma al contempo era contesa anche da Sutri. Nel 1093 avvenne l’unione delle prime due in un’unica Diocesi. A questo punto Alberico, Vescovo di quest’ultima, non si diede per vinto e cercò in tutti i modi di togliere al rivale ciò che tanto gli stava a cuore: la preziosa Centumcellae che non aveva potuto ottenere per sé. |
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I Vescovi che si susseguirono provenivano da Roma ed erano chiamati dai Pontefici anche per lontane ambascerie. Spesso si pensò che fossero semplicemente titolari, come coloro che hanno appunto solo il titolo o il nome di una Diocesi non più appartenente alla Chiesa. Ma Centumcellae non era una Diocesi perduta e neanche la giurisdizione dei Vescovi stessi era cessata. Vi sono testimonianze riguardo a Valentino che, nel 940, fu chiamato per consacrare la Chiesa di Santa Maria sul Mignone, allora ricostruita: |
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Il Conte Sassone, figlio del Conte Rainero di Galeria, tentò di riprendere ciò che aveva a malincuore ceduto ai Farfensi e di tirar fuori, come pretesto, la sua volontà di conservarsi, fin quando era in vita, l’usufrutto anche di quella parte di Centumcellae oramai nelle loro mani. L’abate Berardo sostenne le sue ragioni che rispecchiavano quelle contenute nell’atto precedentemente firmato. Per ciò nacque una lite aspra che durò parecchi anni che finì, nel 1084, al cospetto dell’Imperatore Arrigo IV (Enrico IV di Franconia), il quale stabilì che il 29 aprile, le due parti interessate dovevano presentarsi in Campidoglio, per porre fine alla controversia suddetta. Abate e Conte si presentarono all’appuntamento prestabilito con al loro seguito avvocati e testimoni: fatto straordinario fu |
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