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di schiavi cristiani a quegli infedeli eretici di altra religione. Dette norme non erano efficaci al contrasto di questa“usanza” dato l’enorme diffusione di tale compravendita. Navi greche, per quello che allora potevano definirsi tali, per ragioni di lucro e affaristiche, comparvero anche lungo il litorale romano, anche davanti Centocelle che, in tali circostanze, si vedeva costretta a prepararsi per la difesa e la controffensiva per reprimere cotanto malanno. Lo stesso Calisse racconta che “in una di queste corse di pirati, Bizantini e Longobardi ricevettero la pena: uscirono contro di loro le navi romane, li sconfissero, e navi nemiche e prigionieri portarono nel porto di Centocelle, dove quelle furono bruciate e questi chiusi nelle carceri”. Da questa breve descrizione si evince la potenza della flotta romana che si trovò costretta a fronteggiare temibili invasori. La stessa era inoltre dotata di imbarcazioni ed armi tali che garantirono loro la difesa. Questa vicenda è descritta all’interno della relazione effettuata da Papa Adriano I diretta all’Imperatore Carlomagno (776-780), il quale era stato messo al corrente che del traffico degli schiavi potessero far parte anche alcuni di origine romana. Per evitare eventuali colpe, il Pontefice gli annunciò di aver vinto contro gli invasori, ai quali sarebbero stati inflitte punizioni esemplari e descrisse il loro costante prodigarsi nel tenerli lontani. L’esercito degli infedeli era in crescita con reclutamenti provenienti dall’Africa settentrionale e da tutti quei luoghi da loro occupati nel Mediterraneo. Le coste del litorale romano erano minacciate, senza tregua alcuna, da questi avversari agguerriti che vivevano di scorribande e piraterie. A pagarne le spese fu la stessa Centocelle, il cui porto era considerato meta ambita e base ideale per scatenare attacchi anche contro Roma e che per lungo tempo resistette alle “armi infedeli”. Dati i continui pericoli, l’Imperatore citato chiese ausilio a Papa Leone III, affinché questa parte del litorale fosse ben munita e vigilata ed il Pontefice medesimo, dal canto suo, lo rassicurò con una lettera (anno 808) riguardo la sicurezza e la tranquillità sui suoi domini. Nell’agosto 812 il Papa scrisse all’Imperatore per riferirgli del danneggiamento di alcune aree dell’Italia, dalla Sicilia alle isole dinnanzi a Napoli, salvo che in seno al litorale romano.
Alcune informazioni sono state tratte dall’opera di Carlo Calisse “Storia di Civitavecchia”, Vol. I, Atesa Editrice, Bologna 1983, Cap.VI, pp.58-59, Parte I. Foto: fonte: http://en.wikipedia.org/wiki/File:Romans_(Niketas_Oryphas)_punish_Cretan_Saracens.jpg
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