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“Un orizzonte culturale tra i più vivi”

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ArcheologicaVulciAssociazione Archeologica Centumcellae in visita a Vulci

CIVITAVECCHIA / VULCI - Domenica scorsa l’Associazione Archeologica Centumcellae di Civitavecchia ha visitato Vulci, nell’ambito programmato delle attività culturali che prevedono, oltre alle consuete conferenze e pubblicazioni, uscite sul nostro territorio guidate da soci (e non) che ne abbiano specifiche competenze.

Il dott. Carlo Alberto Falzetti, presidente dell’Associazione, ha condotto sapientemente una maratona culturale che ha avuto per oggetto, in particolare, tre punti focali: il Museo Archeologico Nazionale dell’Abbadia, la Tomba François e la stessa Città etrusco-romana. <<La Tomba François, forse una tra le preminenti sepolture etrusche, è un esempio della temperie culturale vissuta nella metà del IV secolo a.C. in quella porzione d’Etruria - ci spiegano -. Un viluppo, nella potente pittura che tratteggia le sue pareti, tra mito e storia. Quest’inestricabile evidenza è stata magistralmente ed acutamente sciolta dall’esegesi che Falzetti ha saputo comunicare all’uditorio. Mito, storia e messaggi (alcuni dei quali criptici) si sono prestati ad una analisi i cui strumenti sono stati, oltre a quelli della Storia dell’Arte, delle tracce (sebbene scarse) che le fonti scritte ci hanno lasciate, quelli della scansione etnologica ed antropologica, gli spunti che la tragedia greca ha comunicato, per ricostruire un quadro quanto più possibile chiarificatore di una opera unica. La ricognizione è proseguita nella Città: anche qui si è aperto un orizzonte culturale tra i più vivi ed ancora parlante. Le mura etrusche, fortemente evocative di un momento di grande tribolazione di Vulci, destinata ormai alla conquista romana. Di Roma, della sua visione della vita e del mondo ci sono gli esempi più classici e noti: la dimensione sacrale dell’impianto urbanistico, con la perfetta evidenza del Cardo e del Decumano che, incrociandosi, definiscono non solo la griglia ortogonale da essi generata sui quali spazi sarebbero sorti i quartieri, ma un profondo legame tra i vivi ed i trapassati: il “Mundus” e poi il Foro, centro di vita ordinata e civile. Il dott. Falzetti ha segnato quelle realtà con ricchezza terminologica e facilità espositiva che, nell’altra stazione della visita, il Mitreo, è proseguita. Un monumento quasi intatto, quest’ultimo, con la parete di fondo del quadrilungo, interessato dalla scena scultorea della “tauroctonia”, fuoco dei misteri che lì venivano vissuti. Anche qui, la difficoltà della materia è stata resa fruibile e limpida, dall’oratore, con i giusti rimandi storici e della tradizione. Il tutto si è concluso in quello strepitoso paesaggio culturale che è il Lago del Pellicone, vicino al ponte ed al Castello dell’Abbadia, che ospita il Museo Nazionale Archeologico, dove la visita era iniziata. Ben cinque ore che non sono state onerose ma vissute come fossero minuti grazie al Virgilio che ha condotto il gruppo>>.

 

 

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