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“Parte dell’Italia Unita”

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Maria Grazia Verzani rievoca le vicende civitavecchiesi legate al 16 settembre 1870

CIVITAVECCHIA - Dalla Prof.ssa Maria Grazia Verzani (per gli Amici del Fondo Ranalli - ODV), riceviamo e pubblichiamo: <<Spesse volte questa nostra città è stata al centro della Grande Storia, ma mai come 150 anni fa, quando divenne la porta aperta per la conquista di Roma,

con cui si concluse l’Unità nazionale. Momenti memorabili di cui resta traccia nella toponomastica di due strade cittadine: via XVI settembre e via Nino Bixio. Il progetto di Roma Capitale del Regno d’Italia aveva dato filo da torcere a molti, non escluso Garibaldi.

Vano sarebbe stato il tentativo di conquistare lo Stato della Chiesa, senza il consenso della Francia, secolare alleata del Papa-Re, che non avrebbe mai rinunciato al suo potere temporale. Finalmente, dopo tante lacrime e speranze sfumate, l’occasione inaspettata e fulminea: nel luglio 1870 la Prussia invade all’improvviso la Francia, che cerca di opporre una disperata resistenza, richiamando in patria anche le truppe lasciate a sentinella dell’incolumità papalina.

Il Governo italiano con a capo Giovanni Lanza, prima del tragico epilogo di Sedan, 2 settembre 1870, ordina al generale Raffaele Cadorna di radunare un’armata, la 5^,che si posizionalungo i confini dello Stato Pontificio alla confluenza tra il Tevere e la Nera. I 50 mila uomini sono dislocati in tre punti strategici, pronti a scattare a tenaglia ed accerchiare Roma. Doveva essere una guerra senza stragi, piuttosto un accordo diplomatico tra il Pontefice e il re d’Italia, considerato che l’esercito papalino era molto inferiore, ma le trattative finirono con un secco: “Non possumus" di Pio IX.

Il 10 settembre 1870 le truppe italiane invadono i confini dello Stato pontificio. La  2^ divisione con a capo il generale garibaldino Nino Bixio, con oltre 10.000 uomini si dirige verso la costa con il compito impadronirsi la piazzaforte di Civitavecchia, porto strategico per la conquista di Roma. “Noi marceremo rapidamente, diritti al nostro scopo, e se il nemico ci si parerà innanzi, lo schiacceremo, prima che abbia tempo di far sentire lamenti.” Da queste parole si comprende il carattere risoluto dell’uomo, che usava un linguaggio tagliente, e modi spicci, ma in realtà invitato ad alla prudenza dai suoi superiori.

Dinanzi al porto la squadra navale composta da 10 legni minacciava di scaricare su Civitavecchia le sue batterie, se la resa si fosse protratta oltre il termine concesso. L’accordo del generale Bixio ed il contrammiraglio Del Carretto d’intervenire simultaneamente avrebbedissuasosia la popolazione di Civitavecchia, sia i suoi difensori da ogni resistenza.

Il Consiglio di guerra locale, composto dal comandante della Piazzaforte Josè Serra e Alessandro Cialdi, capo della marina pontificia e i comandanti delle varie compagnie decise di resistere. Ci fu uno scambio di dispacci ma, in seguito alle minacce di un fuoco incrociato, l’idea della difesa cominciò a tentennare. Navarro preso da mille dubbi e condizionamenti cercò di temporeggiare chiedendo altro tempo, ma Nino Bixio con il suo solito stile rispose :”Ho dodicimila uomini di terra, dieci corazzate, cento cannoni sul mare. Per la resa non accordo un minuto di più di ventiquattro ore altrimenti domani mattina si chiederà dove fu Civitavecchia.”

Queste parole rimossero ogni perplessità, temendo un’inutile strage di popolazione inerme si decise di trattare la resa. Scritti e firmati gli atti ufficiali da entrambi le parti, Civitavecchia capitolò senza che fosse sparato un solo colpo di cannone, tranne quelli che, la mattina del 16 settembre, la Corazzata Terribile fece risuonare nel porto, come omaggio alla città ormai divenuta parte dell’Italia Unita. Anche se non mancarono contrasti d’opinione, alla 10.00 del mattino del XVI settembre 1870, Nino Bixio entrava con parte delle truppe da porta Corneto, tra la popolazione esultante, mentre l’inno d’Italia risuonava nelle vie e nel porto, dove sulla Fortezza  finalmente sventolava il tricolore, al posto del vessillo pontificio. Il XX settembre 1870, con la Breccia di Porta Pia, Cadorna entrava in Roma.

Finiva così il lungo periodo della dominazione pontificia, che era durato piùdi mille anni. Nel 1879, a 59 anni moriva Serra Navarro, ignorato e da alcuni tacciato di vigliaccheria,  mentre scriveva le sue memorie sull’importante vicenda di Civitavecchia; a lui la popolazione deve la saggia risoluzione di aver evitato un’inutile strage. La sua tomba si trova nel Cimitero monumentale della nostra città, dove aveva vissuto dalla resa fino alla sua dipartita in dignitoso silenzio.>>

 

 

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