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Gesta ed abitudini di altri Palombari

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Spaccati di vita civitavecchiese nei racconti raccolti con emozione dal nostro Sergio Anelli

Terminiamo, con questo appuntamento della rubrica Zona Blu, il racconto delle gesta dei nostri Palombari. Ma prima di entrare nel vivo della narrazione

voglio esprimere il mio ringraziamento a coloro che, con disinteressata collaborazione, hanno permesso di realizzare questa entusiasmante ricerca. Un ringraziamento destinato ai parenti ed agli amici dei protagonisti di questa epopea, già nominati nelle scorse puntate ed in quella che ora chiude i ricordi ad esse legati. Scrivere un libro che ricordasse tutti loro, non solo ha costituito un privilegio ma mi ha consentito di toccare con mano quanto il popolo di Civitavecchia sia legato al suo  mare e come i motivi fondanti di questa collettività si ritrovino nelle tradizioni dettate da quell’azzurro e sconfinato orizzonte. E veniamo a noi, Antonio Verrieri. Egli lavora con delle Società di lavori marittimi che a lungo ebbero sede nel Porto - quali la Silm e la Rama - impegnato quotidianamente in pericolose attività di sminamento. Prese anch’egli parte, con Cianfrini e Serafini, all’individuazione di trecento fusti d’iprite abbandonati nelle acque portuali e di bombe d’aereo, mine anticarro ecc…tutti materiali in seguito bonificati dalla Marina Militare. Ancora, Umberto Figara, che presta la sua opera presso la ricordata ed importante Società Rama e come gli altri viene intensivamente utilizzato nella bonifica dei residuati bellici che allora infestavano il Porto fin oltre la “mattonara”. Ricorda i nomi di altri colleghi concittadini quali Renato Battaglia, Alberto Proietti, Antonio Zozoli dei quali, purtroppo, non possiedo altri riferimenti. Mi narra l’incidente da decompressione occorso a Sabatino Cianfrini che riemerse incosciente da una immersione di lavoro. L’emergenza, con una pratica oggi avversata da tutte le didattiche subacquee, venne risolta facendo di nuovo scendere in profondità l’infortunato per farlo poi lentamente decomprimere. Domenico di Lorenzo, fu per molti anni il Palombaro ufficiale del Genio Civile del Porto. Formatosi nella Scuola del Varignano, viene abilitato alla bonifica degli ordigni abbandonati. Attività che svolge in tutte i mari d’Italia, come nell’episodio di Livorno ove liberò dalle reti di un peschereccio una grande mina antinave per poi farla brillare, e in quello Genova dove intervenne per distruggere un siluro magnetico tedesco. Viene, infine, assunto dal Genio Civile per il quale effettua i controlli di qualità sui Moli ricostruiti ed impegnandosi nella costruzione degli scivoli di alaggio del cantiere del Sep. Da ultimo (ma solo perché scriverne mi offre una particolare emozione) Alberto Del Monte. Padre di una cara amica ed Artista cittadina di chiarissima fama - Ombretta - è stato l’ultimo dei Palombari Civitavecchiesi.  Ho avuto il privilegio di ascoltare più volte la storia della sua vita raccontatami dalla figlia, la quale ha sempre sottolineato il grande amore dello stesso per il mare. Non riusciva a stare lontano dalla sua fonte di lavoro che era al contempo la sua passione. Un carattere serio, il suo. Quello di un uomo dedito al lavoro, alla famiglia, ai suoi ideali, era infatti stato un Partigiano di riconosciuto valore. Tra i suoi innumerevoli lavori, che non possono trovare accoglienza nei limiti di un articolo, ne ricordo appena due. Il primo, quando passò tutta una gelida notte d’inverno saldando in acqua la prua di una nave danneggiata dalla collisione con una chiatta. L’altro fu il recupero del corpo del Dott. Ligresti, per effettuare il quale dovette inoltrarsi in pericolosissimi anfratti dell’Antemurale. Il suddetto era rimasto vittima di un incidente durante una battuta di Pesca subacquea; avvenimento, quest’ultimo, che colpì drammaticamente la cittadinanza per la giovane età del Medico e per la sua notorietà. Quando non era immerso, Alberto faceva lunghe passeggiate sul lungomare o - proprio con sua Ombretta - si recava dal Ghetto, dove abitavano, in Darsena per acquistare la “mappatella” dalle barche appena rientrate tanto per non allontanarsi dal mare, dai suoi odori e colori. D’altra parte questa era un’abitudine comune a molti nel Porto facente parte del vivo tessuto della Città. Spero di aver fatto cosa grata a tutti coloro che amano il mare nel rievocare velocemente le vite di queste particolari persone, a presto.

Nella foto (a destra, in primo piano): Alberto Del Monte

3 - Fine

Link alla 2^ puntata: https://www.lacivettadicivitavecchia.it/cultura-2/13517-il-loro-fu-un-lavoro-duro-e-pericoloso

 

 

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