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De Paolis in visita al "Mammagialla"

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Viterbo-Carcere-Mammagialla-1Il Capogruppo Sel: <<Urge ridisegnare l’ingranaggio degli Istituti di pena>>

VITERBO - Venerdì mattina, visita del Capogruppo regionale di Sinistra Ecologia e Libertà, Gino De Paolis al Mammagialla, accompagnato dalla Direttrice di quest’ultimo, Teresa Mascolo. Ciò, come prima tappa di un percorso che il medesimo intende fare anche presso altri Istituti Penitenziari della Regione. <<Ho voluto rendermi conto in prima persona delle difficili condizioni

dei detenuti e del Personale di quel carcere, dove la cronaca ha altresì registrato casi di suicidi - ha spiegato - Vi ho trovato una realtà complessa, probabilmente similare a tanti altri Istituti in cui affollamento e carenza di organico ne rendono particolarmente difficile il funzionamento. Si pensi infatti che, a fronte delle previste 485 unità, al momento ne sono in servizio effettivo 315. Nonostante qualche piccolo miglioramento avvenuto negli ultimi mesi è quindi riscontrabile, anche oggi, una carenza pari al 33%. Attualmente, poi, sono presenti in esso circa 680 ospiti a fronte di una capienza regolamentare di 440 (con un massimo di tollerabilità di 768). A questo stato di cose si aggiunga l’assenza di mediatori culturali (quando il 33% dei detenuti sono stranieri), di medici di reparto nonché la carenza di educatori, infermieri e psichiatri la cui professionalità sarebbe essenziale per la qualità del servizio stesso, la funzione specifica da svolgere, la vivibilità e la sicurezza di ognuno in una realtà, peraltro, dalle mille sfaccettature. Al Mammagialla è assente anche la separazione tra i detenuti con condanna definitiva e quelli in attesa di giudizio; - denuncia - le celle di circa 9 metri quadri ospitano due detenuti, come purtroppo pare avvenire in tante altre realtà italiane. Un mondo a sé quindi, con le sue regole e le sue criticità. Un dramma che lo stesso Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha denunciato con un importante messaggio alle Camere, auspicando che l’intera questione carceraria venga affrontata, in tempi stretti, dal Parlamento. Questione, d’altra parte, che ci riguarda da vicino, perché la funzione di recupero e reinserimento di un carcere rischia di rimanere ai margini di fronte all’esigenza di rispondere in continuazione alle emergenze. Ciò, con effetti negativi tutti ripiegati sulla sola azione punitiva. Il risultato, per esempio, è che le attività “trattamentali” sono ridotte, nonostante i laboratori interni di falegnameria e sartoria quali, appunto, strumenti di inserimento lavorativo. Ed a tal proposito, voglio porre l’accento su un particolare aspetto che è quello dell’art 14 bis (vale a dire il Regime di sorveglianza particolare per chi ha avuto comportamenti che hanno compromesso la sicurezza interna). Mi auguro che questo tipo di isolamento, davvero inumano, non sia mai autorizzato con leggera discrezionalità ai danni di un detenuto, ma che al contrario vi sia sempre, da parte di chi rappresenta lo Stato, la coscienza del fatto che, sopra ogni cosa, c’è il rispetto della dignità umana. Derogare a questo dovere renderebbe ogni regola e ogni misura punitiva incomprensibile ed inaccettabile; anche perché - rimarca - lo Stato stesso non sempre è nelle condizioni di rispettare le regole che pone. Per concludere, da questa realtà, sentiamo levarsi un ulteriore grido di allarme di detenuti e operatori vittime di un ingranaggio che abbiamo l’urgente dovere di ridisegnare>>. 

 

Foto: fonte www.provincia.vt.it

 

 

 

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