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Nel marmo un corpo "capace di sostenere cielo e firmamento"Statua di Atlante Farnese. Datazione: II d.C. Materiale: marmo. Altezza: 185 cm. Collocazione: Museo Nazionale di Napoli - Collezione Farnese. Atlante era uno dei giganti, figlio di Giapeto e di Climene, una delle Oceanidi, o della ninfa Asia; secondo altri miti era figlio di Urano e fratello di Crono. L'immagine in foto rappresenta la statua di Atlante Farnese che, con grande fatica, sostiene, con entrambe le mani, le spalle ed il collo, l'enorme globo, avente diametro di circa 65-70 cm, sopra al quale è visibile una delle più complete rappresentazioni delle costellazioni nel cielo osservate dall'astronomo greco Ipparco di Nicea (II sec. a.C.). Quest'ultimo è ricordato per aver compilato il più accurato catalogo stellare dell'antichità, pervenuto grazie a Tolomeo, dove ebbe modo di riportare le coordinate celesti di oltre 1000 stelle. Tornando all'oggetto di questo articolo, appunto Atlante, Erodoto narra dell'esistenza di un monte nell'area nord-ovest dell'Africa che prende il nome di Atlantide, a lui si deve quello dell'Oceano Atlantico e dell'ipotetica isola Atlantide. Una leggenda narra della sua impresa nel rovesciamento dei cieli intorno al proprio asse, al fine di consentire la rivoluzione dei pianeti. Di seguito si riporta uno dei principali miti relativi a questo personaggio: (1) "Divenne re di Mauritania, gran regione dell'Africa, e possedeva mille armenti d'ogni sorta di bestiame, e dei vasti giardini carichi di frutti, tra i quali eranvi dei pomi d'oro, ch'egli aveva posti sotto la custodia di uno spaventevole dragone. Perseo, dopo aver ucciso la Gorgone Medusa, passando ne' suoi stati, gli chiese ospitalità; ma questo re, essendo informato del nome di quello straniero, e ricordandosi di un antico oracolo di Temi che gli aveva annunciato che sarebbe stato scacciato dal trono da un figlio di Giove, lo rifiutò con durezza, e volle scacciarlo. Conoscendo Perseo che le sue forze non avrebbero potuto agguagliare quelle di questo gigante, s'appigliò al partito di presentargli la testa di Medusa, e l'enorme Atlante fu tosto cangiato nella montagna che porta il suo nome; il suo corpo si accrebbe talmente in questa metamorfosi, che divenne capace di sostenere il cielo ed il firmamento. Secondo altri autori egli fu rapito dai venti e deificato dai popoli, i quali gli assegnarono una stella per sua residenza." Fonte bibliografica: (1) Pozzoli G, Romani F., Peracchi A. (1809), Dizionario d'ogni mitologia e antichità, Vol.I, Milano: Batelli e Fantani Tipografi e Calcografi. Approfondimenti ed elaborazione fotografica a cura di Sara Fresi - Riproduzione riservata |
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