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"Un ragionamento oltre le polemiche"

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Statua del Bacio-Turisti colored-1Marietta Tidei ( Pd ) auspica una politica culturale fatta di contaminazioni e di aperture

ROMA / CIVITAVECCHIA - Anche l’Onorevole Marietta Tidei interviene sulla vicenda della rimozione della Statua del Bacio, evidenziando <<la necessità di una politica culturale che vada al di là del provincialismo>>.  <<Ho appreso dagli Organi di Stampa e da singoli cittadini della polemica relativa alla suddetta. Le polemiche appassionano e scaldano gli animi - commenta -

ma vorrei esprimere il mio punto di vista, svolgendo un ragionamento che vada al di là delle tifoserie. Ho preso atto delle dichiarazioni del Sindaco Antonio Cozzolino, che vede nella Statua stessa un simbolo dell’imperialismo americano, aggravato dal fatto che, durante la Seconda Guerra Mondiale, furono gli statunitensi a bombardare Civitavecchia, con particolare accanimento, nel triste 14 maggio 1943. Mi dispiace ascoltare una simile superficialità storica che chi rappresenta le Istituzioni non si dovrebbe permettere. Gli Stati Uniti erano sicuramente avversari dell'Italia in detto Conflitto, ma è stato anche grazie a loro se l'Europa, l’Italia stessa e Civitavecchia si sono rialzate dalle macerie. Senza il grande sforzo del Piano Marshall, del quale hanno beneficiato tutti i nostri nonni e bisnonni, anche quelli dell’attuale Primo Cittadino, questo sarebbe stato impossibile. La nostra città - ricorda la Deputata del Pd - venne bombardata ripetutamente dagli aerei americani ed inglesi. L'aviazione inglese ospitava piloti di tutto il Commonwealth, quindi canadesi, australiani, neo zelandesi nonché provenienti dalle aviazioni dei Paesi occupati dai nazifascisti, quindi olandesi, belgi, norvegesi, polacchi, eccetera. Seguendo il ragionamento del nostro Sindaco, oggi, a 71 anni da allora, Civitavecchia dovrebbe essere in guerra con metà del pianeta, ivi compresa la Russia che, all'epoca, era alleata degli States. Mi sembra una cosa fuori luogo. Oltretutto, l'opera originale cui si ispira la Statua in oggetto, la famosa fotografia scattata a Times Square nel 1945 ad opera di Alfred Eisenstaedt, è diventata il simbolo della fine della Guerra, della Pace e lancia un messaggio immediato che non lascia spazio ad interpretazioni. Sentirla definire strumento dell'imperialismo lascia basiti. Ho molto rispetto per la Civitavecchia sotterranea e per i dipinti di casa De Paolis, di cui parla lo stesso Cozzolino contrapponendoli alla “Statua del Bacio”. Ma questi due gioielli, se lasciati da soli, languiranno fino a morire. Solo se al nostro Patrimonio storico-archeologico affianchiamo una vera politica culturale, fatta di contaminazioni e di aperture, riusciremo ad essere vincenti ed a dare alla nostra città un ruolo al centro del Mediterraneo. Questo vuol dire dare spazio all'Arte contemporanea, a grandi spazi museali ed a grandi eventi internazionali, porci come centro di formazione d'eccellenza per le attività artistiche, culturali e musicali. Sono preoccupata per l'idea di città che il Sindaco esprime. Qualcosa di chiuso, autosufficiente, un po' come le palle di Natale che basta girare sotto sopra per veder nevicare e al cui interno si consuma un universo triste e sempre uguale. La città deve aprirsi ad influenze culturali nuove, alle innovazioni tecnologiche e d'impresa. Diventare il centro del Mediterraneo vuol dire anche meritarselo. La Statua della Marina era diventata un simbolo della città: basta guardare le cartoline e la tanta gente, sopratutto turisti, che facevano a gara per farsi fotografare ai piedi dell'infermiera e del marinaio. Essa svolgeva un ruolo insostituibile in una città priva di simboli e con un patrimonio storico devastato appunto dalla Guerra. Rappresentava la città stessa in maniera tangibile. Toglierla in silenzio, facendo finta di nulla, senza dire niente a nessuno - stigmatizza la piddina in conclusione - getta una luce dubbia su tutta l'operazione, a partire dall'idea di città, di cultura e di progresso di questa Amministrazione, che preferisce un provincialismo gestibile alle sfide ed alle enormi possibilità dell’integrazione mediterranea>>

 

 

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