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Galletta, mea culpa "pro" Renzi

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Stefano Giannini-Roberta Galletta-1L’Assessore: <<Pd come una riserva indiana. Trasformiamoci in una prateria>>

CIVITAVECCHIA - <<Quanto accaduto nelle Elezioni ha avuto un risultato devastante per il Partito. Abbiamo perso nonostante i tanti voti perchè la Legge ha sancito l'immobilismo che produce il nostro sistema elettorale; ma anche perchè non abbiamo saputo interpretare i bisogni e le drammatiche richieste che arrivavano dalla gente;

che ha invece trovato nel “5 Stelle” un orecchio che ha saputo ascoltare. Ciò deve essere un monito per tutto il Centrosinistra perchè abbiamo perso tempo, parlato troppo e fatto pochissimo. Dobbiamo farcene carico e ammettere che abbiamo sbagliato>>. Non usa mezzi termini, l’Assessore Galletta nel tracciare una disamina del delicato momento del Pd. <<E' necessario, se non vitale, cambiare il modo di rapportarci all’elettorato che guarda a noi, tuttora, come una forza in grado di governare, in un momento forse il più nero della storia nazionale e cittadina. Non abbiamo voluto rinnovare il modo di fare e di pensare. Ecco perchè oggi il Pd appare come una riserva indiana, dove si parla molto, si fuma magari il calumet della pace, si resta legati alle liturgie dei Direttivi e  degli attivi ma di fatto non si fa azione; come quella di creare, per esempio , una vera area nuova, fatta di teste che pensano ad un partito che sia invece percepito come una prateria, in grado di aprire le porte, che sia inclusivo di quella parte dell'elettorato che non si è riconosciuto nelle nostre proposte e che per punirci ha votato il Movimento detto; che ha vinto, non usiamo giri di parole, perchè ha saputo tradurre in proposte i bisogni>>. Da qui, la “ricetta”: <<Sogno un Partito che in Parlamento proponga una Legge nuova, che rifiuti il finanziamento pubblico e  tagli le spese vergognose di rappresentanza. Almeno per cominciare. Mentre eravamo presi dal Congresso, dal ricucire gli strappi atavici, caricando il Segretario De Felici di responsabilità che di fatto non sue, la gente ci cercava, molto spesso non ci ha trovati e ha rivolto il suo sguardo al “5 Stelle”. Per questo è necessario oggi costruire una vera città democratica, che veda gli Amministratori in mezzo alla gente non solo nei periodi elettorali, ma che ascoltino le loro istanze sempre e diano risposte; perché, se usate bene, le poltrone posso fare moltissimo. La mia esperienza mi ha dimostrato che vale più una telefonata per risolvere un problema che mille riunioni programmatiche. Ed è questa la strada che il nostro Circolo deve intraprendere>>. Ed oltremodo riflettendo: <<E’ nella mancanza di attenzioni alle cose più semplici  che commettiamo gli errori più grandi. Alle Primarie ne abbiamo commesso uno strategico: quello di non dare la possibilità di rinnovare. Abbiamo oggi un'occasione straordinaria, donne e uomini pronti a fare quelle cose che da anni ci chiedono gli elettori e che hanno proposto Movimenti e Associazioni, dettando l'agenda politica. Questa è la verità, può anche fare male ma dobbiamo prenderne>>. A seguire, il “mea culpa”: <<Mi assumo tutta la responsabilità di non aver dato quel colpo di reni semplicemente perché ho sbagliato. Lo ammetto, non ho avuto il tempismo di cogliere l’occasione manifestatasi con il Sindaco di Firenze, Renzi. Ho sbagliato ma non ho mai parlato di rottamazione, anzi è una parola che non mi appartiene mentre tre mesi prima delle Primarie  ho pregato il Direttivo di creare qualcosa di veramente nuovo, l’area Renzi, benché io non sia stata renziana dalla prima ora. Ma come ho detto si può anche sbagliare, l’importante è riconoscerlo. Per questa mia presa di posizione ho ricevuto un diniego totale proprio durante un Direttivo in cui ho sostenuto Bersani solo per spirito di servizio e responsabilità. Ma come ho detto, ho sbagliato. Si può essere messi alla gogna per questo? Non credo proprio. E non c'entra nulla la salita sul carro del vincitore, visto che Renzi le Primarie le ha perse>>. Infine, una riflessione sulla Dirigenza: <<I germogli degli alberi, la nuova classe dirigente, non potrebbero mai nascere se rami, aree, tronco e radici dell’albero, i nostri iscritti, non fossero da anni saldamente ancorati al terreno, grazie a quei militanti che lavorano umilmente per mantenere vivo e rigoglioso il medesimo, spesso anche senza l’aiuto di alcuni dei troppi Generali che usano quest’ultimo solo per beneficiarne dei frutti. Ma credo che  come sia giusto tenere conto di tanti democratici che nel passato hanno dato il loro prezioso contributo, sia necessario se non vitale aprire le porte della riserva indiana e trasformarsi in una sconfinata prateria, dando la possibilità ai quei germogli di esser loro, domani, alberi. Questa è l'immagine che ho. Solo così potremmo riprendere il ruolo di leader e dare finalmente risposte alla popolazione che ancora guarda a noi come un'ancora  contro la deriva politica generale a cui stiamo assistendo>>

 

 

 

 

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