banner
banner

Developed in conjunction with Ext-Joom.com

politica

Traduttore

Non solo Spread

Newsletter

Contatore

Visite agli articoli
14731676

"Proibizionismo o legalizzazione"?

PDF Stampa Email

Droga-Marietta Tidei-Libro Prohibition o Legalization-1La Tidei tuona sulla Fini-Giovanardi (e non solo)

CIVITAVECCHIA - Ieri l’On. Marietta Tidei ha partecipato alla presentazione di “Drogas Prohibitiòn o legalizaciòn” dell'ex Presidente della Repubblica Colombiana, Ernesto Samper, venuto in Italia per presentare il suo lavoro presso l’Iila. <<E' un libro che ho trovato di estremo interesse - dichiara la Deputata Pd -

non solo perché tocca un tema di assoluta attualità ed estremamente complesso, ma lo fa con coraggio e competenza, invitando a riflessioni scevre da ogni moralismo ed anzi con una certa dose di pragmatismo>>. Delicati ed importanti tutti i temi trattati, altresì toccati nell’incontro. <<Il medesimo - continua la Tidei - ha soprattutto confermato in me la convinzione che il proibizionismo non è l’arma per combattere né l’abuso né tanto meno il commercio illecito; ha ragione Samper quando afferma che interessi politici e convinzioni morali hanno influito sul giudizio relativo alla diversa gravità o pesantezza delle diverse sostanze assai di più che considerazioni scientifiche o mediche. Si pensi ad esempio all’alcool o al tabacco che ogni anno mietono molte più vittime che altre sostanze. Porsi la domanda se le droghe debbano essere illegali perché sono pericolose o sono pericolose perché illegali mi sembra il centro della questione. Il commercio di droga - spiega poi - ad oggi foraggia le organizzazioni criminali di tutto il mondo: è attualmente l’autentico carburante delle mafie in ogni angolo del pianeta, con conseguenze spaventose, per citare uno dei casi più eclatanti, in Messico quello di cocaina vale più di 100.000 morti assassinati negli ultimi 6 anni. Il proibizionismo, inoltre, criminalizza il semplice consumatore, crea un deterrente ad ogni opportunità di recupero, e non solo, genera di riflesso anche un aumento della mortalità, legata al fatto che la droga clandestina non è controllata. Non voler affrontare il problema  del consumo di droghe, se non come un problema di repressione, ha dunque ricadute e costi  che nessun  Paese  può sostenere: i Tribunali si riempiono di cause e la  popolazione carceraria aumenta, mentre le organizzazioni suddette continuano a  guadagnare mercati  e fiumi di denaro. Trovo, ad esempio, senza senso il fatto che ancora si continui a criminalizzare l’uso della marijuana. Se si smettesse di fare questo si libererebbero numerose risorse da impiegare nella lotta a droghe più dannose e soprattutto alla prevenzione e all’assistenza medica. In Italia - rimarca andando nelle specifico - vige una Legge come la Fini-Giovanardi, che introdusse la tabella unica delle sostanze e quindi la parificazione delle pene per tutte le droghe, leggere e pesanti, con la previsione di pesanti sanzioni (da 6 a 20 anni di carcere) per la detenzione illecita e l’aggravamento delle sanzioni amministrative per l’uso personale. A sei anni dalla sua approvazione, la medesima non ha sortito alcuno degli effetti sperati dal Legislatore. Se l’obiettivo era il contenimento dei comportamenti connessi alle droghe illegali attraverso l’inasprimento punitivo, questo non è stato, datosi che solo per la violazione dell’art. 73 Dpr 309/1990, ogni anno fa  ingresso in carcere 1 detenuto su 3, mentre vi legano la loro presenza 4 detenuti su  10. Per dare un’idea dell’enorme contributo della Legge sugli stupefacenti  all’affollamento carcerario - incalza - pensate che al 17 novembre 2011 erano 28.636 i detenuti imputati presenti in carcere: di questi, ben 11.380 erano imputati in violazione alla Legge detta. Alla stessa  data, i detenuti condannati erano 37.750: di questi, 14.590 per violazione della medesima. Si deve inoltre alla Legge antidroga la presenza di circa un  terzo dei detenuti in attesa di giudizio, e di quasi il 40% dei  ristretti già condannati. Ovviamente non solo l’effetto del proibizionismo non è stato deterrente sul consumo, ma ha lasciato alle mafie l’esclusiva di un mercato ricchissimo, con la conseguenza di una inefficacia sostanziale del nostro sistema giudiziario. In un  mercato stimato in almeno 15 miliardi all’anno è impensabile che, messo da parte  uno spacciatore, non se ne crei immediatamente un altro. Se non si rimuovono le  cause alla radice del problema, esso non si sradicherà mai. Anzi, misure inadeguate come la sopracitata possono peggiorare il medesimo. Occorrerebbe invece - conclude - iniziare a ripensare completamente il nostro approccio, prendendo atto dell’inadeguatezza della nostra Legislazione in materia e della gravità della situazione. Da un lato dunque considerare il mercato della droga un luogo dove ingaggiare una battaglia forse decisiva con le narcomafie, anche adottando strumenti forti come la legalizzazione delle droghe leggere, e facendo emergere dall’ombra la produzione ed il consumo, riuscire davvero a regolamentarlo e forse a diminuirlo>>. 

 

Nella foto ( seconda da sinistra ): l'Onorevole Marietta Tidei

 

 

 

Questo sito utilizza cookie per le sue funzionalità; scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie LEGGI INFORMATIVA PRIVACY.

Accetto i cookie da questo sito.

EU Cookie Directive Module Information