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L'invito del Presidente del Polo Civico a seguito dell'ennesimo "DPCM tampone"CIVITAVECCHIA - <<Si delinea una crisi socioeconomica decisamente grave e di lunga durata che non sembra avviata a soluzione attraverso i poteri speciali che il Governo esercita per combattere il Coronavirus>>. La disamina è del Presidente del Polo Civico, Francesco Castriota: <<Difficile capirne le ragioni. Fatto sta che questa emergenza in atto da mesi la vediamo affrontata con un succedersi di Decreti tampone che rivelano l’assenza di una visione esaustiva della situazione. E che provocano una progressiva ed intollerabile restrizione dei diritti individuali e sociali ed un impedimento altrettanto improponibile al libero esercizio dell’attività economica e sociale. E’ da dire che lo stato di allarme per i pericoli che insidiano la salute viene riversato senza sosta su una popolazione già demoralizzata dal continuo succedersi di altre notizie negative sull’andamento dell’Azienda Italia. Esso non pare poi equamente spalmato sulle varie patologie presenti nella Nazione. Se in particolare consideriamo che i motori dello sviluppo di una qualsiasi attività umana che sia munita di una valenza economica sono la fiducia nello Stato, l’assenza di vincoli, lo spirito d’intrapresa e la propensione al rischio, dobbiamo convenire che nella condizione di crisi che viviamo essi non sono più presenti. Se in aggiunta chi esercita un’attività è fatto oggetto di improponibili contrazioni di orario o di chiusure temporanee allora subisce non altro che una condanna definitiva al fallimento. A questo punto un aiuto finanziario dello Stato a titolo di riparazione risulta ovviamente indispensabile per la sua sopravvivenza. Ma se, come sta avvenendo, all’erogazione di un ristoro si accompagnano misure che ne estinguono il reddito di base, allora la strada che è costretto ad imboccare è molto ma molto preoccupante: è quella della trasformazione di un dignitoso ed attivo lavoratore in elemento passivo della società. Incombe inoltre il rischio che molti Operatori, vedendosi impossibilitati a lavorare in queste problematiche condizioni, gettino la spugna. Chiudano l’attività e/o la vendano a prezzi stracciati agli usurai, alle mafie o alle multinazionali. Ecco perché, in attesa di auspicabili correttivi dell’ultimo Dpcm, noi dobbiamo adoperarci da subito, se non altro in sede locale, perché la nostra solidarietà si materializzi in comportamenti adatti alla circostanza: aiutando in ogni modo come concittadini gli Esercizi e le Attività più colpiti dal Provvedimento a restare comunque in piedi e a funzionare al meglio>>. |
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