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La Centrale Montemartini

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Roma Centrale Montemartini 1Presso la Capitale, una preziosa convivenza tra Archeologia industriale e classica

ROMA - Centrale Montemartini: quando l'Archeologia Industriale convive con quella Classica. All'interno di questo edificio, dove sono ospitate le due Sale Macchine e Caldaie, sono conservate circa 400, preziosi pezzi. Solo per citarne alcune: fregi, frammenti di sarcofagi,

busti e teste marmoree di divinità greche e di Imperatori romani, due copie romane della divinità Pothos dell'Architetto greco Skopas. Ritrovamenti risalenti a scavi effettuati in alcune aree capitoline, come la Domus di Porta San Lorenzo, il tempio di Apollo Sosiano, altri al Campidoglio; numerosi presso gli Horti dell'Esquilino, Spei Veteris a Porta Maggiore e Sallustiani. Uno dei pezzi forti dell'Archeologia classica ivi esposti, il gigantesco mosaico con scene di caccia (inizio IV sec. d.C.) recuperato negli Horti Liciniani nei pressi di Santa Bibiana.

Storia della Centrale

La medesima era Centrale termoelettrica, inaugurata con tanto di solenne cerimonia il 30 giugno del 1912. In quel periodo iniziò l'industrializzazione dell'area di Ostiense e venne creato un comprensorio di fabbriche ed opifici. Essi erano vicini al fiume Tevere; quest'ultimo garantiva l'approvvigionamento costante di acqua. Detta Centrale era collocata all'esterno della cinta daziaria, corrispondente alle mura Aureliane. Grazie ad appositi accordi era in grado di servire più stabilimenti ed era facilmente raggiungibile dai carri merci provenienti dal tratto ferroviario Termini-Trastevere. Inoltre, la stessa si sviluppò intorno all'asse viario dell'Ostiense. L'area fu acquistata del 1907 dalla Nobile Casa delle Oblate di Tor dè Specchi; l'immensa Sala Macchine fu disegnata dagli Ingegneri M. Carocci e I. Degli Abbati sotto la supervisione dell'Ingegner Corrado Puccioni. Ancora oggi è possibile ammirare lo stile eclettico tipico dell'epoca, con effetti di grande eleganza e leggerezza atti ad esprimere visivamente l'orgoglio dell'impresa municipale di produzione di energia elettrica. Stante la vittoria alle Elezioni Comunali di Ernesto Nathan (1908), vediamo come Assessore al Tecnologico il Prof. Giovanni Montemartini, ricordato ancora oggi per essere stato uno dei massimi teorici della creazione delle aziende municipalizzate. Il 20 settembre del 1909 la maggioranza dei romani espressero parere favorevole al Referendum atto a creare le Municipalizzate. Fu così che il Prof. Montemartini vi si gettò anima e corpo, contribuendo alla creazione della prima Azienda Elettrica Municipale. Morì nel 1913 durante una seduta del Consiglio Comunale e fu dovere morale intitolare alla sua memoria la Centrale termoelettrica comunale. Fu la ditta Franco Tosi di Legnano a convincere gli Ingegneri dell'Ufficio Tecnico per la Costruzione dell'Impianto Elettrico Municipale ad utilizzare la tecnologia diesel. I motivi erano i seguenti: vi erano vantaggi come il risparmio di combustibile (diesel al posto di carbone); assenti gli impianti esterni, come le caldaie e l'edificio atto ad ospitarle; la pronta messa in moto. Le gare per la fornitura dei macchinari e delle strutture in cemento armato della centrale furono vinte dalla Ditta dell'Ingegner H. Bollinger di Milano e dalla Tosi. Quest'ultima offrì di installare una turbina a vapore da 3000 Kw di potenza presentata e premiata all'Esposizione Universale di Torino del 1911. Fu così che venne rotto il monopolio detenuto, sin dal 1852, dalla "Società Anglo-Romana per l'Illuminazione di Roma col gas ed altri sistemi" relativo alla produzione e distribuzione di Energia elettrica nella Capitale. Il nuovo impianto si adattò ad un sistema di produzione misto diesel-vapore ed entro il 1915 la Tosi completò la fornitura di motori diesel da 1000 e 2000 Hp. Negli anni seguenti installò nella Sala Macchine altre due turbine a vapore: una da 3000 Kw (1917) ed un'altra da 6000 Kw (1924). Al contempo fu completata la Sala Caldaie n.1 e ne fu costruita una seconda nel 1924.

Servizio e foto di Sara Fresi

 

 

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