banner
banner

Developed in conjunction with Ext-Joom.com

cultura

Traduttore

Non solo Spread

Newsletter

Contatore

Visite agli articoli
14731266

"Costante e Bruno morirono in guerra"

PDF Stampa Email

Carlo De Paolis Anita Garibaldi Roberto Zalambani 1 ODonna Anita Garibaldi: <<Adesso l’Italia si deve fare con la Cultura>>

CIVITAVECCHIA - Un Teatro gremito di studenti ha accolto la famiglia dell'Eroe dei due Mondi. Ieri mattina ha avuto luogo l'evento patrocinato dal Comune e dalle Fondazioni "Giuseppe Garibaldi" e "Cariciv". In tale occasione è stato inaugurata l'esposizione fotografico-documentaria

"I sei fratelli Garibaldi nella Prima Guerra Mondiale" a cura della poliedrica artista locale Ombretta Del Monte. In platea una rappresentanza della Guardia Costiera con il Contrammiraglio Giuseppe Tarzia, una delegazione dell'Associazione "Mille donne per l'Italia" e numerosi studenti appartenenti ad Istituti cittadini. A rompere il ghiaccio, il Sindaco Antonio Cozzolino: <<Sono noti e profondi i legami della città con Garibaldi>> L'Avv. Vincenzo Cacciaglia: <<Questa città ha tradizioni di natura garibaldina; molti si imbarcarono dal nostro Scalo per raggiungere Caprera.>> Il Dott. Roberto Zalambani, Consigliere Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti: <<Fin da bambino lessi molti libri sull'eroe e sognavo spesso di andare a combattere al suo fianco. A cento anni di distanza dallo scoppio della Guerra ci sono ancora tanti aspetti che non sono conosciuti, come quelli legati alla "guerra in mare", avvenuti soprattutto nell'Adriatico.>> Il medesimo ha raccontato alla folta platea alcuni aneddoti: <<Nel corso della stessa si sviluppò l'emancipazione femminile. Le donne dovettero supplire alle attività dei loro uomini: sfamare i figli, dare sostegno agli anziani, lavorare nei campi e nelle officine. Tantissime svolsero il ruolo di crocerossina negli ospedali militari. Mi rimase impressa la storia di undici ragazze marchigiane insignite della medaglia d'argento. La costa adriatica era bombardata dalle navi austriache e gli Italiani, per difendersi dagli attacchi, utilizzarono un treno blindato, al cui interno erano installati dei cannoni. Il convoglio ferroviario viaggiava lungo la costa ed era supportato da pontoni. Vicino ed Ancona, uno di questi si arenò e circa cento soldati rischiarono la morte. Una mattina arrivò una barca con le ragazze suddette, tra i dodici ed i diciassette anni di età. La capitana, che era la più grande, si gettò nelle fredde acque, agganciò una fune al pontone e, tale gesto eroico, portò al salvataggio dei soldati.>> Donna Anita Garibaldi, pronipote dell'Eroe: <<Ringrazio il qui presente Prof. Carlo De Paolis, pozzo di scienza storica di Civitavecchia ed il Dott. Zalambani per le testimonianze. Nel foyer di questo Teatro potete vedere esposte immagini rare della Prima Guerra Mondiale. Nel primo anno partecipò anche la famiglia Garibaldi; sei zii partirono volontari. La mia è una famiglia internazionale che sta al fianco di chi promuove la libertà. Giuseppe ed Anita ebbero quattro figli che rimasero orfani molto presto. Furono allevati dalla nonna materna e dagli zii. Giuseppe era un marinaio ed aveva la casa a Nizza; dalla sua finestra vedeva le tartane, dedite al commercio, dirette in località francesi ed in Liguria. Sin da bambino imparò a convivere con il mare, la sua era un'autentica anima marinara. Una sua frase ricorrente: "Quando io sto al timone ed il mare cerca un amplesso con il cielo, là in quel punto dell'orizzonte, io vedo la libertà." La sua donna era una giovane brasiliana, figlia di un rivoluzionario che lottava per la libertà e l'indipendenza da Pedro II. Entrambi riuscirono a creare un legame saldo, poiché erano due anime che trovarono un obiettivo comune. Anche ai figli ed ai nipoti furono trasmessi questi valori. Mio nonno Ricciotti conobbe una londinese e formò con la stessa un nuovo nucleo; ebbero ben quindici figli. La giovane era una brava crocerossina e, poco dopo il disastroso terremoto di Messina, si recò nella città sicula per aiutare gli abitanti sommersi dalle macerie ( 1908 ). Adottò tre orfani italiani, li allevò e loro entrarono nella nostra grande famiglia. Sei di questi figli furono inviati, nel 1914, nella zona nord-orientale della Francia e, precisamente, nelle Argonne. La sera di Natale il cappellano della Legione Garibaldina fece la messa di mezzanotte in una chiesa semidistrutta. I ragazzi uscirono dalle trincee per assistere alla funzione religiosa. Tre ore dopo sfondarono quelle dei tedeschi. In quell'attacco alcuni morirono, tra cui mio zio Bruno, primo garibaldino a perdere la vita. Mia nonna mi descrisse il rito delle esequie presso il cimitero romano del Verano. Lei era tra la folla, quando vide un Ufficiale dell'Esercito corrergli incontro per dirle: "Un altro vostro figlio è stato colpito." Costante e Bruno morirono in guerra. Adesso l'Italia si deve fare con la Cultura. Quando Giuseppe era nella Compagnia dei Mille, per due anni fu Comandante delle Truppe di Terra, scrisse il primo editto in cui sosteneva che "Tutti i bambini d'Italia hanno diritto ad una scuola libera e gratuita." Mio bisnonno Carducci fu tra i fondatori dell'Università, a quel tempo circa il 70% degli Italiani erano analfabeti. La cultura è unificante. L'obiettivo di Giuseppe era unire gli Italiani stessi. L'unione tra lui ed Anita è l'esempio di come anche voi potreste unirvi per trovare un significato nel vostro futuro, condividere valori oggettivi, ambiente ideale per creare la vostra famiglia e far crescere i vostri figli.>> La proposta di Donna Anita: <<Perchè non cercate foto, documenti e testimonianze relative al periodo garibaldino? Potremmo realizzare una pubblicazione.>> Il Prof. Carlo De Paolis: <<Dovreste interrogare i vostri nonni sui pellegrinaggi dei Garibaldini che, dalla Stazione di Civitavecchia, si imbarcavano sui traghetti diretti in Sardegna, alla volta di Caprera per commemorare la morte dell'eroe avvenuta il 2 Giugno del 1882. Ricordo che nel piazzale di detta Stazione ferroviaria si formava un corteo; davanti c'era la Banda che iniziava a suonare un'ora prima per attirare l'attenzione dei cittadini e, a seguire, la famiglia di Garibaldi ed i discendenti dei garibaldini. Marciavano facendo tappa prima alla statua dell'eroe, dove deponevano una corona d'alloro, e successivamente si recavano a monumento degli Eroi per deporvi un altro omaggio floreale. Vorrei ricordare che tre dei Mille erano nostri concittadini. Dobbiamo essere grati a Donna Anita che ci ha consentito di ripristinare questo corteo. Vi aspettiamo dunque la mattina del 30 maggio, al piazzale suddetto, per assistere insieme a questa importante manifestazione.>>

Servizio e foto di Sara Fresi

 

 

Questo sito utilizza cookie per le sue funzionalità; scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie LEGGI INFORMATIVA PRIVACY.

Accetto i cookie da questo sito.

EU Cookie Directive Module Information