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"Perchè pensare che sia di Raffaello?"

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Dipinti Piazza Leandra-Amministrazione e Università La Tuscia-Tarcisio De Paolis-1Si avanzano altre ipotesi sull’opera pittorica rinvenuta in Piazza Leandra

CIVITAVECCHIA - Presentato ieri mattina l'opuscolo “Scoperta di un tesoro avvenuta nel 1972” a firma di Tarcisio De Paolis. Sono trascorsi tre anni da quando il Prof. Ulderico Santamaria, in collaborazione con una equipe specializzata dell'Università “La Tuscia”, sta portando in lettura i dipinti nei quali

sono rappresentati le seguenti scene: Incontro di Attila con Papa Leone Magno, la Messa di Bolsena, la cacciata di Eliodoro dal Tempio e la Liberazione di San Pietro dal carcere. A tal proposito, il proprietario dell’appartamento interessato ha affermato: <<Dopo 42 anni dal ritrovamento ho deciso di fare tale opuscolo ripercorrendo i momenti salienti relativi ai suddetti, dalla scoperta fino ai detti lavori a cura dell'Università. Ad oggi, ho pagato grosse spese per le bollette, vorrei che l’Ente Pubblico od una Fondazione locale se ne occupasse. Sarei per lasciare, ma il Professore non è dello stesso parere. Credo che il Comune ed il Porto debbano, in tal senso, essere in comunione. Il Primo Cittadino Antonio Cozzolino ha riferito: <<Siamo convinti che gli stessi debbano dialogare. Questa città può vivere di Cultura; il Comune viene incontro alla richiesta in oggetto, contribuendo alle spese di mantenimento, per quanto riguarda Imu, luce, gas. Ciò, coinvolgeremo anche altri tipi di Istituzioni locali con cui abbiamo buoni rapporti>>. Lo stesso Santamaria, Docente di Scienza e Tecnologia dei Materiali, che dirige laboratori scientifici presso i Musei Vaticani, ha dichiarato: <<Sono dipinti a secco, di ottima qualità. L'ambiente era ben curato, poi, in alcuni punti, delle infiltrazioni d’acqua hanno causato alcuni danni. Dipinti che “s'ispirano a”, in quanto sono diversi da quelli conservati in Vaticano. Proprio la qualità dei medesimi mi ha portato a dire al Sig. De Paolis di non gettare la spugna; sono storicamente rilevanti e possono diventare di fruizione pubblica. Abbiamo eseguito lo studio molecolare ed abbiamo visto pigmenti di indaco, Giallo Napoli ( non era in uso nel '500 ), base di composti di piombo. Non ci sono disegni “a cartone”, ma abbiamo trovato tracce di carboncino. Probabilmente trattasi di un'opera d'arte personalizzata, forse per una committenza importante. La Messa di Bolsena, in particolare, è un chiaro messaggio di Cristianità. Data l'importanza di quest’opera, perché pensare che sia di Raffaello? Niente ci ha fatto ipotizzare che fossero dell'800, forse più del ‘6 - ‘700. Vanno studiati la storia ed i documenti, non basta sapere il dna ma ci vogliono le prove. Ritengo dunque fondamentale il confronto con gli Storici e gli studiosi del settore>>.


Servizio e foto di Sara Fresi

 

 

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