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"Il mare che univa"

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il mare che univaInaugurata, presso il Museo, la Mostra “Gravisca Santuario Mediterraneo”

CIVITAVECCHIA - Inaugurata ieri pomeriggio la Mostra “Gravisca, Santuario mediterraneo. Il mare che univa”. In rappresentanza dell’Amministrazione Comunale, il Vice Sindaco Daniela Lucernoni e l’Assessore alla Cultura, Vincenzo D’Antò. Inoltre presenti

la Direttirice del Museo stesso, Ida Caruso, la Soprintendente per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, Alfonsina Russo, il Prof. Lucio Fiorini ( dell’Università degli Studi di Perugia ) e vari Ricercatori del settore. Sono trascorsi circa 50 anni dal ritrovamento di Gravisca, l’importante approdo in terra etrusca. Le inerenti ricerche sono state portate dalla stessa Università, organizzante l’esposizione nell’ambito del Convegno di calibro internazionale “Santuari mediterranei tra Oriente ed Occidente. Interazioni e contatti culturali”. Esposizione atta a celebrare il mare, in grado di unire popoli provenienti da differenti locazioni geo-spaziali. Il nostro riferimento va ai mercanti greci e cartaginesi che, solcando il Mediterraneo, sono ivi approdati dando vita ad uno scambio, non solo commerciale, ma anche di idee differenti in grado di convivere per molto tempo. Ne sono testimonianza i ritrovamenti di Santuari dedicati a divinità greche, che mettono in luce l’importanza strategica che rivestiva l’attuale Porto Clementino. Tale luogo era conosciuto, sin dal 181 a.C., come colonia marittima romana, dedotta “in agrum etruscum” ( letteralmente “nella campagna etrusca” come riporta Tito Livio nella sua monumentale opera Storia di Roma, “Ab Urbe condita libri”, XL, 29 ) e tale ubicazione è indicata altresì in “Itinerarium Marittimum Antonini” ( ove sono riportate rotte e distanze ) e “Tabula Peutingeriana” ( rappresentazione topologica con le vie militari dell’Impero Romano: 11 pergamene in una striscia di 680 x 33cm relativi a 200.000km di strade ed ubicazioni di città, mari, fiumi, catene montuose ). Solo nel 1969, con l’ausilio delle nuove tecnologie, mediante una fotografia aerea, fu individuata quest’area dove erano stati eretti i piloni portanti in cemento armato di tre palazzine. Dinnanzi a tale situazione iniziarono le procedure d’esproprio, concluse nel 1976 e, dopo molti anni, quegli edifici contemporanei furono abbattuti. Successivamente si avviarono campagne di scavo durante le quali emersero importanti reperti, tra cui il Santuario Emporico con annessa area sacra ( per garantire ai mercanti la protezione divina ). Inoltre rinvenute delle ceramiche provenienti dal mondo greco, numerose quantità di anfore, lucerne, doni votivi in bronzo ed avorio, dediche in lingua e dialetto ionico rivolte a divinità del Pantheon quali Afrodite, Hera, Demetra e Apollo; identificando, così, una massiccia presenza di persone provenienti dalla fascia greco-orientale come i Greci di Focea che per primi toccarono le coste etrusche nel primo quarto del VI secolo a.C. Nella metà del medesimo, giunsero poi mercanti da Samo e Mileto e, nell’ultimo quarto, da Egina. A testimonianza, il ritrovamento ( datato 1970 ) di un’ancora in pietra con dedica al dio Apollo egineta da parte di Sostrato, decantato perfino da Erodoto per la ricchezza e l’abilità nel commercio. Ma Gravisca non fu solo Porto e luogo adibito ai commerci, ma in più località dove si lavoravano i metalli. Individuati infatti degli allestimenti quali piccoli crogioli con base in concotto e forni nell’area ad est del sacello di Afrodite. Al primo piano del Museo Nazionale Archeologico è possibile ammirare, fino al 20 luglio, parte dei ritrovamenti del sito in oggetto.

 

Servizio esclusivo e foto di Sara Fresi

 

 

 

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