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Fortezza Giulia; scoppiò la polveriera

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fortezza polverieraIl popolo interpretò alcuni accadimenti come una grazia di San Michele

Il 29 settembre 1779 la nostra città fu colpita da un grave evento che lasciò esterrefatti gli abitanti. Un violento uragano scagliò un fulmine sulla polveriera della Fortezza Giulia, arrecando così gravi danni ad un lato della Fortezza, trasportando altrove due sentinelle e seppellendo una donna, che fu ritrovata viva sotto le macerie.

Tale esplosione causò numerosi danni anche alle abitazioni ma i cittadini stessi rimasero increduli quando videro che quel turbine minaccioso prendeva il largo verso mare. Il popolo interpretò tale evento come una grazia ricevuta da San Michele datosi che, proprio in quel giorno, ne veniva comunemente celebrato il festeggiamento. Da quell'anno, tale avvenimento fu ricordato mediante una devota Processione, durante la quale i fedeli portavano la statua dell'Arcangelo per le strade della cittadina fin dentro il Forte stesso. Di seguito il testo integrale tratto dall'opera “Storia di Civitavecchia, dalla sua origine fino all'anno 1848” scritta da Monsignor Vincenzo Annovazzi, Arcivescovo D'Igonio (Roma, Tipografia Ferretti, Anno MDCCCLIII, pagg. 351 - 352). “Era il 29 settembre del 1779, anno quarto del pontificato di Pio VI (tempo di poco scorso dall'Equinozio autunnale, in cui sogliono avvenire serie mutazioni dell'aria), un uragano violento procedente dalla parte aquilonare con orribile addensamento di nubi ed accensione di fuoco elettrico corse sopra la città e quindi sopra il Forte andando a scaricarsi verso mare; ma nello scocco delle folgori, che in quantità tramandava, un fulmine disgraziatamente colpì la polveriera del Forte medesimo, dove penetrando subito la incendiò, e questa nella sua esplosione fè saltare in aria tutto quanto il fabbricato circonvicino, devastando un buon lato di quella fortezza, trasportando altrove due sentinelle, sebben senza alcun loro nocumento, ed una donna seppellendo sotto le ruine, la quale però estratta incontanente fuori dalle macerie si trovò ancora vivente; a quella pressione d'aria così violenta caddero nella città quasi tutte le vetriate delle fenestre, ed alcune case altresì rimasero danneggiate. Eccessivo fu lo sbigottimento degli abitanti, come la paura e la costernazione; parve però un miracolo, che quel turbine spaventevole si conducesse con impeto verso mare, come abbiam detto; perchè in tal modo potè seco trasportare, e far ricadere nell'acqua, piuttosto che altrove, tutti quei massi, che l'accensione della polveriera mandò in aria, altrimenti molto ne avrebbe sofferto la città intiera. Questo buon evento ritenuto dal popolo come una grazia ricevuta per mezzo del patrocinio di S. Michele, di cui in quel giorno si celebrava la festa, volle con culto speciale si onorasse ogni anno l'invitto Arcangelo a perpetuarne la grata memoria, e stabilì una devota processione da farsi nel giorno stesso 29 Settembre, nella quale con pie preghiere si recasse la statua del principe degli Angeli per la città fin dentro la fortezza, acciò quegli (diceva il popolo), che già dalla celeste fortezza fulmina il capo del dragone internale - Draconis hic dirum caput caelesti ab arce fulminat - egli medesimo, come angelo di pace, si degni venire dal cielo a difendere le case nostre da ogni infortunio - Angelus pacis Michael in aedes coelitus nostras veniat - (Inno della festa di S. Michele), e tal pratica di devozione si mantiene tuttavia. Dolente intanto il sommo Pontefice della disgrazia avvenuta in Civitavecchia spedì tosto, acciò si verificassero i danni per ripararli. Visti e calcolati dal perito allora esercente architetto Navone, non meno che alla somma ascesero di settantamila scudi, e la pietà del governo non ommise di commettere al medesimo la dovuta restaurazione”. 

 

Illustrazione: fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Apparizione_di_san_Michele_archangelo.jpg 

 

 

 

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