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In un libro "che fa sognare"

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Libro-Ritratto Istoromanzico-Presentazione-1Il Secondo ‘700 prende forma grazie ad Arata e Toti

CIVITAVECCHIA - Gremita, venerdì scorso, la Sala Convegni della Biblioteca Comunale in occasione della presentazione dell’opera “Ritratto Istoromanzico” a firma Pietro Arata ed a cura del Dott. Odoardo Toti. L’apertura è stata

effettuata dal “padrone di casa”, il delegato Mario Michele Pascale: <<Con questa presentazione apriamo le attività del dopo-estate della struttura. Un libro estremamente importante per la nostra storia locale. L’anno scorso ho lavorato per riportare in auge la Biblioteca stessa come luogo di cultura e proprio tra queste mura sono stati svolti dibattiti importanti su temi di carattere nazionale. Lo scopo è anche quello di stimolare l’interese sulle nostre radici. È un filone che riveste a sua volta molta importanza e vorrei che questa diventasse la “Casa della Cultura” a disposizione della cittadinanza>>. A seguire, la specifica introduzione da parte dell’editore Andrea Giannasi (Prospettiveditrice): <<Un giorno Toti venne a trovarmi e, con l’idea di pubblicare il testo,  me ne lasciò, appositamente, una copia. Mi accorsi che era una cosa unica; vidi la copertina (ora pubblicata pari all’originale) e lì si soffermò la mia attenzione: vi era un elemento ironico e sagace ideato dall’autore ove il medesimo si autodefinisce “dilettante”, non perché lo fosse, ma forse per farsi burla di coloro che avrebbero dovuto analizzarne il contenuto e decidere se far pubblicare o censurare il medesimo. Si tratta di un ritrovamento singolare e dimostra l’importanza attribuita alla conservazione della cultura. È un libro che fa sognare>>. Lo Storico locale Enrico Ciancarini: <<Siamo nel 1762. L’anno prima arrivano tante persone, vi è la possibilità di fare affari attraverso il commercio. Giungono personalità e professionalità importanti come i musici romani e, annualmente in aprile, i Pontefici, proprio in concomitanza dei festeggiamenti di Santa Fermina. Papa Clemente XIII si fermò circa 14 giorni e l’Arata ci offre la fotografia di una città che sta crescendo di anno in anno. A testimonianza vi è altresì la descrizione dei numerosi doni che i cittadini offrono al Santo Padre; segni tangibili dello sviluppo economico del territorio. C’è un forte ceto proletario che diventa un polo di aggregazione grazie alla presenza del Porto e di tutte le attività ad esso connesse. Quello che presentiamo oggi, è un libro delizioso; vi sono descrizioni minuziose del doppio evento che vede allora protagonista Civitavecchia, da una parte con giochi a mare, corse di cavalli, fiera e esecuzioni musicali; dall’altra grazie all’arrivo e la lunga permanenza del Vescovo di Roma. Qui facevano tappa altresì i maggiori compositori del ‘700 (con voci bianche al seguito; uomini castrati ndr) ed allestite delle rappresentazioni teatrali in chiesa o nel Palazzo Comunale. Era una città che, grazie appunto allo Scalo, respirava aria europea>>. Una platea oltremodo attenta ha poi ascoltato la descrizione fornita dal citato curatore: <<Il lavoro in oggetto arricchisce la nostra storia del’700. Il ritrovamento del manoscritto è avvenuta nella biblioteca privata del primo Sindaco Socialista di Civitavecchia, Antonio Sabatini. Ritenni che si trattava di un “flash” inedito sulla Città, quindi ne realizzai una trascrizione. Agli occhi del lettore, la stessa si presentava bifronte: da un lato vi erano galee, autorità e comandanti; dall’altro, il popolo. L’Arata stesso era un “camerlengo”, oggigiorno paragonabile ad un Assessore, ed ha realizzato un’interessante spaccato della vita cittadina che conclude con una lunga elencazione di Papi, Santi, Principi ed Amministratori. Elencazione che consta di 70 pagine e forse, un domani, verrà anch’essa pubblicata. Ciò che abbellisce il tutto sono le rime baciate con cui il suddetto si appresta a chiudere molte parti del suo scritto. Interessante, in particolare, quando descrive le dette corse dei destrieri, usualmente in svolgimento dall’attuale Via XVI Settembre al Museo. E la domanda che mi sono posto a tal riguardo è perché nei festeggiamenti patronali venissero svolte tali corse? A mio avviso, quasi a testimonianza di un legame più stretto alla terra che al mare. Il grosso della popolazione infatti viveva di coltivazioni, pastorizia ed allevamento di pecore>>. 

 

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