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Campioni della Memoria; foto e storie di atleti deportati nei Campi di concentramento

CIVITAVECCHIA - Venerdì mattina nell’Aula Magna dell’Istituto di Istruzione Superiore “Guglielmo Marconi” si è tenuta la Conferenza Stampa di presentazione della Mostra fotografica

"Campioni nella Memoria: storie di atleti deportati nei Campi di concentramento”, realizzata dal  Comune di Scandicci.Il Dirigente scolastico Nicola Guzzone, nel fare gli onori di casa ha affermato: “Tale evento storico, culturale e sportivo è un’occasione per ricordare gli eccidi e riflettere sui terribili eventi di quegli anni. L’obiettivo che ci poniamo come Educatori è quello di formare i giovani ad una conoscenza critica e razionale della Storia, con la speranza che, dalla consapevolezza di quanto accaduto, aborriscano ogni forma di violenza, discriminazione ed odio. La negazione dell’essere umano e l’annichilimento della diversità; questo è il filo conduttore scelto, è lo sterminio e l’internamento dei Campioni nello Sport>>. Organizzatori della mostra: l’Asp Civitavecchia, L’Unione Veterani dello Sport Civitavecchia e la Polisportiva “G. Castello”  in collaborazione altresì con gli Istituti Stendhal, I.I.S. Alberto Guglielmotti, Galileo Galilei, Luigi Calamatta e la Cinefotografica Civitavecchia.
Ha introdotto Gianfranco Cataldo, Presidente dell’Unione Veterani. <<L’esposizione, con brevi biografie degli atleti, è allestita, in questa prima tappa civitavecchiese, presso l’atrio della Scuola stessa e sarà visitabile fino al 12 febbraio; mentre dal 13 al 20 allo Stendhal. La medesima offre una grande opportunità agli studenti: partecipare attivamente al progetto della Memoria, il percorso storico e antropologico che parte dalla conoscenza della malvagità dell’uomo fino all’analisi critica e partecipata del contesto>>. Ciò, ringraziando la Regione Lazio per il Patrocinio ed il Comune di Scandicci per il materiale concesso e la Delegazione Toscana dell’Unione per la collaborazione.
La Vice Presidente dell’Asp, Marina Pergolesi: <<Sono queste le iniziative e gli ingredienti fondamentali per potere educare le nuove generazioni ad una società che abbia gli anticorpi per resistere alle tentazioni più becere, violente e antidemocratiche. Insegnare ai ragazzi e alle ragazze la Storia, anche quella meno conosciuta, è determinante per evitare che la Storia, quella più tragica, si ripeta e per promuovere una società inclusiva, rispettosa e aperta. Dobbiamo quindi aver fiducia nei positivi presupposti di queste nuove generazioni, affinché alimenti un futuro schivo dalle iniquità e scevro da ogni violenza, perché alla crudeltà umana più schiacciante non c’è al mondo motivazione plausibile.>>
 Il Prof. Muneroni: <<Valorizziamo il Giorno della Memoria; questo è diventato un vero e proprio percorso. Avendo vissuto con i ragazzi l’esperienza del viaggio nei Campi di concentramento negli anni passati, posso dire che per loro è una opportunità estremamente formativa. Partono che sono ancora bambini, ma poi fanno i conti con la malvagità di cui è capace l’uomo e crescono. Ognuno di loro porta con sé un’immagine precisa di questo viaggio e da quella riparte la loro crescita>>.

La Prof.ssa Silvia Bruni (Stendhal): <<La terribile esperienza delle storie di atleti deportati nei Campi di concentramento, la vergogna dell’Olocausto con vite di sportivi travolti dalla storia, esistenze umane da conoscere e da ricordare, hanno messo in moto negli ultimi anni un impegno crescente per un’appropriata educazione delle giovani generazioni e, dall’altro lato, sono divenute un punto ineliminabile di riflessione accademica. Insegnanti, Educatori ed Associazioni dedite alla preservazione della Memoria, si stanno prodigando in un’azione capillare nelle Scuole per presentare le brutali vicissitudini dei Lager per suscitare una profonda presa di coscienza di ciascuno come monito per il futuro e per educare al riconoscimento, nei giorni presenti, di possibili sintomi di rinascita di fenomeni discriminatori nelle nostre società.>> 
Il Prof. Giusppe Spadaro (Calamatta): <<Gli accademici stanno esplorando al meglio gli archivi per il rinvenimento di dati più dettagliati per accrescere la consapevolezza storica ed individuare al meglio tutte le connessioni storiche e sociali di quei tragici anni dell’umanità. Dobbiamo fare un maggiore sforzo congiunto per una azione continua all’interno delle singole Scuole cittadine con attività di promozione su questi aspetti storici anche nella nostra città. Invito le Istituzione, le Associazioni una azione massiccia e permanente con indagini e conoscenza. Gli atleti e le loro storie, conosciute o oscure, agiscono da veicoli per una meditazione sull’esperienza della deportazione e dello sterminio. Come presentato anche da alcune produzioni cinematografiche ispirate a quei terribili eventi, lo Sport si rivelò strumento di salvezza per alcune vite o divenne al contrario uno strumento per una più brutale e nefanda discriminazione.>>
L'idea di questa mostra è di Barbara Trevisan, Docente di Scienze Motorie Sportive a Scandicci, ed è nata dalla lettura di un articolo della Giornalista Jane Santoro sulla storia di atlete tedesche ebree. Le sportive alla fine degli anni ’30 avevano messo a segno record nazionali e mondiali e per questo in Germania erano conosciute e ammirate; per anni, però, di questi primati negli annali sportivi tedeschi non c'è stato nessun riferimento, fino alla Mostra intitolata “I record dimenticati”, allestita alla Haus des Sports di Berlino (itinerante, che dopo una tappa a Dresda è approdata a Londra in occasione delle Olimpiadi del 2012), rendendo giustizia a queste atlete che hanno visto le loro vite e le carriere sportive compromesse dalla follia del nazismo. Questa prima esposizione ha ispirato l’organizzazione di “Campioni nella Memoria”, e la ricerca di storie di atleti, non solo ebrei, deportati nei Campi di concentramento.
<<Questa mostra è nata dalla convinzione che la trasmissione della Memoria spetti a tutti - hanno spiegano gli organizzatori - ma in modo particolare a chi è stato toccato dalla tragedia delle deportazioni, seppure in modo indiretto, e che le storie delle singole persone possano essere la testimonianza più forte e incisiva per le nuove generazioni. Lo scopo è quello di osservare la più grande tragedia del ventesimo secolo, anche dal punto di vista sportivo, rendendo onore e gloria a tutti quegli uomini e donne che nella loro vita hanno incarnato  gli ideali sportivi e, con le loro scelte, hanno difeso i principi di libertà, di uguaglianza e di tolleranza>>.

Foto gentilmente concessa - Uno speciale ringraziamento al nostro collega Antonio Bandinu

 

 

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