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Oltre l'apnea

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Una tradizione della quale troviamo traccia a Civitavecchia fin dal 1700

Ho vissuto abbastanza a lungo da aver conosciuto un vecchio pescatore, sempre intento nel sistemare le sue “coffe” in un angusto spazio tra le rovine della Rocca. Costui, una vera fonte di cultura marinara,

continuava a ripetere, mentre con gesti tanto antichi quanto sapienti annodava velocemente centinaia di ami ben attento a non ridurre il tutto ad una inestricabile matassa: ”a Citavecchia e regazzine ‘mparavino prima a notà e poe a camminà”; sottolineando così, a suo modo, il forte ed indissolubile legame tra il mare e la città che su esso e per esso era stata fondata. Naturalmente, allora si frequentava il mare per integrare con la pesca la povera dieta imposta dalla povertà e l’unico modo per immergersi era trattenendo il respiro, quindi in apnea.

Una tradizione, quella dell’apnea, della quale troviamo traccia a Civitavecchia fin dal 1700. Il testo “Delli scoprimenti del mare Mediterraneo ovvero Tirrenico” (1763) ci narra le avventure di un nostro marinaio, tale Alberto Guasti, che era uso immergersi nelle acque di Giannutri per pescare e per recuperare favolosi tesori. Senza, tuttavia, spingerci così indietro nel tempo basterà ricordare i nomi dei tanti concittadini che si sono distinti in questa disciplina tra i quali menzioniamo Pietro Anzuinelli - accreditato di oltre tre minuti  di apnea - Sandro Foschi, Renzo Vercesi, Roberto Salerni, Rolando Onorati e tutta una lunga teoria di atleti che fanno capo a Fabio Antonini, pluricampione italiano e mondiale di Pesca subacquea. Una tradizione, la nostra, che ha talvolta imposto il prezzo più alto, come nei casi delle vittime dei delicati meccanismi delle pressioni parziali, che sono in diretta proporzione alla pressione assoluta della profondità raggiunta, dei vari gas che compongono l’aria che ci fa vivere.

Eppure, scendere in apnea non significa soltanto osservare il fondale del mare, c’è dell’altro. S’instaura una sorta di osmosi con l’ambiente sottomarino, un’integrazione totale che non è soltanto fatta di sensazioni ma che si concreta nell’estensione  dei tempi di permanenza in acqua. Si supera la dimensione puramente fisica per entrare in qualcosa di diverso. La leggenda di Colapesce, originaria della Sicilia ed estesa a Napoli, ci narra di un ragazzo così appassionato delle immersioni da tramutarsi in un pesce. A Napoli, meravigliosa città sospesa su di un misconosciuto mondo magico, esisteva una setta  iniziatica - “I figli di Nettuno” - i cui adepti, tramite particolari esercizi respiratori ed il consumo di un’alga marina segreta, potevamo prolungare a dismisura le loro permanenze sul fondo. Né posso astenermi dal ricordare il grande Jacques Majol (nella foto, a destra) e la sua applicazione delle tecniche del Pranayama che gli consentivano i record che tutti ricordiamo.

Stiamo avventurandoci in una terra di confine, una “border line” affascinante ed ampiamente esplorata da una delle nostre eccellenze cittadine, il Professor Renato Solinas. Laureato in Psicologia e Pedagogia con specializzazioni in Sessuologia e comunicazione strategica, egli è anche specializzato in ipnosi Ericksoniana che applica - con gli straordinari risultati di cui parleremo nella prossima puntata della presente Rubrica - a coloro che scendono in apnea. Credo sia giusto condividere con voi lettori l’intervista che feci qualche tempo fa a questo poliedrico Civitavecchiese; egli è, infatti, anche un Pittore di livello.

1. Continua

Foto tratta da Youtube

 

 

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