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Le meraviglie del nostro mare descritte in una nuova rubrica a firma di Sergio Anelli

Ho dedicato una lunga parte della mia vita alla conoscenza delle meraviglie del mare di Civitavecchia. L’ho fatto non da professionista ma come ho potuto, guidato dalla mia passione

e dall’amore per i luoghi dove sono cresciuto. Ho studiato - affascinato - le regole delle immersioni subacquee e lo straordinario adattamento del nostro corpo quando si trova sommerso in acqua. Ho cercato di non far disperdere la memoria delle nostre radici e tradizioni più autentiche documentando, insieme e con l’aiuto di tanti amici - tra i quali ricordo Antonio Maffei e Massimo Sonno - le tracce del passato più remoto, che il mare aveva gelosamente conservato, e le emozionanti abilità dei nostri carpentieri navali. Le mie ricerche mi hanno svelato delle storie ricche di capacità ormai lontane e mutate dalla tecnologia che, tuttavia, prevedevano l’esercizio quotidiano di uno sconfinato coraggio ed una altrettanto grande conoscenza tecnica, come accadeva per i palombari. Molte di queste eroiche figure hanno a lungo frequentato le acque della città. Persone straordinarie, le cui vite ho cercato di raccontare con l’intento di non farle dimenticare. Ma soprattutto ho cercato di vivere il mare e di integrarmi con la sua onnipresenza, cosi caratteristica di Civitavecchia. Una presenza fatta di colori, di sapori e fragranze. Fatta di albe incantate e tramonti infuocati, di mareggiate furiose e di salsedine nell’aria, di indimenticabili immersioni e pomeriggi su spiagge assolate. Eppure c’è dell’altro, c’è un qualcosa d’indefinito, una sensazione tanto forte quanto difficile da esprimere. E parlo del pathos di quel mistico mare cosi sapientemente descritto da Stanislav Lem nel suo “Solaris”. Un mare inteso come un essere vivente cosciente nel quale i nostri territori più riposti ed intimi si possono rispecchiare e riconoscere. Perché è cosi che intendo il mare, un territorio da esplorare, da conoscere, da documentare e valorizzare; ma anche un amico o forse una astratta identità che mi ha aiutato a conoscermi meglio. Da ultimo, la nostra sventurata città, che nell’ultima guerra ha perduto quasi tutti quei simboli nei quali una “poleis” può rispecchiarsi - su tutti la Chiesa matrice di Santa Maria - può ritrovare nel mare e nella valorizzazione della Cultura che lo permea la sua ragion d’essere una comunità. E’ per questo che ho aderito con entusiasmo all’idea di una Rubrica ad esso dedicata,  da redigere sul Giornale “La Civetta di Civitavecchia”. Conosco e stimo Pietro Cozzolino per l’amore che dimostra per la città, espresso nelle tante iniziative che sostiene e divulga; ed uno spazio dove condividere con i lettori tutta la bellezza di quell’orizzonte azzurro non può che fare di me un appassionato collaboratore. A presto.

Sergio Anelli


 

 

 

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