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Guardia Costiera 2015 1Accertati dalla Guardia Costiera gravissimi reati ai danni dell’Ambiente

GAETA / CIVITAVECCHIA - Nella giornata di ieri, su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cassino, la Guardia Costiera ha dato esecuzione a delle

Ordinanze di misure cautelari personali e reali nonché a provvedimenti di perquisizione e sequestro in abitazioni, sedi di Società e pubblici Uffici. I provvedimenti sono stati eseguiti altresì dalla Guardia Costiera di Civitavecchia e Pozzallo. <<Le complesse attività info-investigative, avviate nel novembre 2013 a seguito di irregolarità nella movimentazione, gestione e stoccaggio nel Porto di Gaeta di “rottami ferrosi” provenienti dal basso Lazio e dalla Campania, sono state svolte anche a seguito di una serie di esposti/denunce di privati cittadini e di Associazioni di settore che, seppur relativi a situazioni differenti tra loro, denunciavano diverse irregolarità nella gestione del pubblico demanio marittimo portuale. In particolare, proprio in relazione ai “rottami ferrosi” stoccati, da approfondite analisi dei materiali e controlli esperiti presso le Aziende conferenti i medesimi, venivano rinvenuti nel cumulo di circa 4.500 tonnellate di materiale depositato presso la banchina “Cicconardi”; corpi estranei che portavano a dubitare della corrispondenza del prodotto dichiarato rispetto a quanto effettivamente conferito in ambito portuale. Condizione che, alla fine dello stesso mese, portava l’Autorità Giudiziaria a disporre il sequestro preventivo dei compendi e della superficie di 2.500 mq. ove gli stessi erano depositati in maniera incontrollata, in aree prossime al ciglio banchina. Proprio la vicinanza del prodotto contaminato alle acque del Golfo, nonché la mancata adozione delle necessarie precauzioni volte ad assicurare un idoneo stoccaggio e trattamento del materiale, comportava il rotolamento a mare di parte dello stesso e dei relativi ossidi di dilavamento, come accertato dal Nucleo Subacquei di San Benedetto del Tronto, intervenuto per i necessari accertamenti di carattere ambientale. I prodotti ferrosi “contaminati” venivano successivamente “riprocessati”, sotto la vigilanza della locale Guardia Costiera, al fine di rimuovere tutti i corpi estranei presenti nel cumulo che, conferiti ai Centri specializzati autorizzati allo smaltimento, venivano quantificati in oltre 9 tonnellate di rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi. Tali elementi confermavano ulteriormente le già ipotizzate fattispecie criminose di “gestione non autorizzata di rifiuti”, “falso ideologico”, “traffico illecito di rifiuti”, “violazione dell'autorizzazione allo scarico acque di prima pioggia”, “danneggiamento”, “getto pericoloso di cose” e “deturpamento di bellezze naturali” a carico dei gestori delle aree e dei materiali stessi.>>

 

 

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