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"La gravità delle violenze"

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Giorno del Ricordo Aula Pucci Mario Zonta Antonio Cozzolino 1Nel Giorno del Ricordo, le testimonianze di Marino Zonta ed Alessandra Ranucci

CIVITAVECCHIA - Stamane è stato celebrato il "Giorno del Ricordo" all'Aula Pucci, dinnanzi ad una platea gremita di studenti. La commemorazione è stata istituita da pochi anni, con la Legge n° 92 del

30 marzo 2004 "in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati". Il Sindaco Antonio Cozzolino ha dichiarato: <<Oggi ricordiamo un'altra pagina buia della storia. L'eccidio delle foibe si configura come un momento di pulizia etnica, un momento un po’ dimenticato che deve essere accompagnato da riflessioni continue.>> Il Prof. Marino Zonta fu un profugo istriano ed ha portato la sua testimonianza: <<Sono nato a Parenzo ( oggi Porec, in Croazia, ndr ) e ricordo questa tragedia del 1943 - '45. Ho assistito alle cerimonie funebri ed è vivo il ricordo dei miei 54 concittadini all'altare della Basilica. Le parole del Vescovo "Come faranno gli assassini, a tornare nelle loro case dai loro bambini." I martiri erano civili, militari, medici, professionisti di ogni tipo, tutti accusati di essere fascisti, ma erano Italiani. I miei paesani furono deportati a Pisino ( Pazin in croato, ndr ), vicino Pola. Norma Cossetto, una giovane studente Istriana, fu stuprata e torturata dai suoi carnefici e barbaramente gettata nella foiba ( Medaglia d'oro alla memoria ed al merito; ricordata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, ndr). Anche due altri compaesani vi furono gettati dentro e, grazie ad una segnalazione anonima, i corpi furono recuperati dai Vigili del Fuoco. Altri 10.000 martiri finirono in esse, in particolare in quella di Basovizza.>> A seguire, l'intervento di Iva Maria Rocchi, ( Benemerita, facente parte dell'Associazione Nazionale Arma dei Carabinieri ) che ha letto la preghiera "Invocazione per le vittime delle foibe", scritta nel 1959 dal Vescovo Santin di Trieste. Dal pubblico l'intervento di Alessandra Ranucci che ha ricordato anch'essa: <<Mia madre e mia nonna furono quasi infoibati, ci fu un errore e furono tirate su. Mamma a quel tempo aveva 17 anni. Questo fu un genocidio ingiusto.>> E rivolgendosi agli studenti ivi presenti: <<Anche se siete giovani, riuscite a capire la gravità delle violenze.>>

Servizio esclusivo e foto di Sara Fresi

 

 

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