L’interrogativo di Gianfranco Forno rimasto senza concreta risposta
CIVITAVECCHIA - <<La morte di tre sommozzatori ed il ricovero nella Camera iperbarica di Grosseto di un quarto, avvenuta ieri vicino Orbetello, mi fanno ricordare che anche a Civitavecchia ve ne sono diversi che lavorano, da molti anni, nell’ampliamento del Porto
commerciale. Ciò, anche a prescindere dai numerosi che frequentano, soprattutto in estate, il Litorale a nord di Roma>>. Ad intervenire di nuovo sulla delicatissima questione è Gianfranco Forno. <<La camera iperbarica qui è ferma da quasi 9 anni - rimarca - ma già dalla fine del 2010 avrebbe potuto riprendere la sua attività, dopo il trasferimento all’interno dello Scalo stesso ed il suo adeguamento tecnico alle norme europee e regionali. Lo “smarrimento”, per i diciotto mesi successivi, della domanda per la riapertura, presentata dall’Associazione Volontari “Francesco Forno” ( ritrovata “magicamente” dopo l’intervento della Polmare ); la mancata risposta alla richiesta di riaprire la medesima solo per le emergenze, fatta all’allora Sindaco Pietro Tidei il 25 giugno 2013; la altrettanto mancata risposta dell’attuale, Antonio Cozzolino, ad identica richiesta fatta il 3 luglio 2014, fanno capire come la suddetta non interessi più a nessuno, pur non essendo mai costata un centesimo di soldi pubblici. Eppure, lo voglio ricordare, nei primi anni 2000 la struttura gestita dall’Associazione fece un intervento urgente e risolutivo in mare nei confronti di un Finanziere che, mentre era in servizio, è stato colpito da una embolia spinale che avrebbe potuto paralizzarlo dalla vita in giù. Invece, grazie alla camera iperbarica locale, il medesimo ha potuto riprendere la sua attività, andando in pensione qualche anno fa. Quanto sarebbe costato di soldi pubblici la eventuale invalidità del Finanziere sommozzatore in oggetto?>>.
Nella foto: Nucleo Sommozzatori di Santa Marinella in azione presso la Marina civitavecchiese |