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“Non possiamo cancellare le differenze biologiche”

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MovimentoVitaLogoIl Movimento per la Vita esprime preoccupazione in merito al progetto "E tu di che genere sei?"

CIVITAVECCHIA - In corso di svolgimento, presso l’Istituto Comprensivo Don Milani, il progetto “E tu di  che genere  sei ?” dedicato, nello specifico, ad una classe quinta elementare e ad una prima media. Il Movimento per la Vita esprime in merito preoccupazione:

<<Già dal titolo si comprende che a base dello stesso viene posta la teoria del gender, secondo la quale l’identificarsi come uomini o donne non dipende in alcun modo dal sesso di nascita e dai caratteri biologici (che determinano un corpo femminile o maschile) ma da fattori culturali imposti da società, famiglia e scuola. Si nasce maschi o femmine per questioni genetiche; ma, secondo detta teoria, si diventerebbe uomini o donne in base a fattori prettamente culturali; per cui un uomo può autopercepirsi donna e viceversa. Gli studi sul genere riconoscono un ruolo marginale ai due sessi, in quanto maschi e femmine; secondo queste teorizzazioni si può anche diventarlo a seconda della propria sensibilità. Ed ogni persona, secondo diverse sfumature e diversi gradi, può identificarsi come “cisgender” o binaria, attratta dall'altro sesso, oppure allosessuale, asessuale, bisessuale, transgender, ecc. ecc. Ad oggi il “ventaglio” è di 64 generi, in crescita.

Vediamo allora come, in effetti, questa teoria azzera la biologia, la psicologia, l’anatomia, la genetica e le altre scienze, dando prevalenza al “sentire” soggettivo : Posso insomma percepirmi queer, o gender fluid, bisessuale, poliamoroso e si legittima come normale una “dimensione fluida, flessibile, nomade” di sessualità. Spesso questi progetti - presentati richiamando ideali condivisibili di uguaglianza, lotta al bullismo ed alla violenza - veicolano contenuti che mirano, più che a costruire e formare i ragazzi nel faticoso cammino verso la scoperta della propria identità sessuale, a decostruire, togliere e cancellare dalle menti degli alunni convinzioni e certezze acquisite, magari con fatica, necessarie nel percorso per orientarsi ed affermare la propria identità e maturità sessuale.

Ci chiediamo, per quanto riguarda i bambini, se siano da considerare stereotipi da estirpare - come spesso si legge - i vestiti rosa per le femminucce e azzurri per i maschietti, macchinette e costruzioni per i bambini e bambole per le bambine, giochi vigorosi per i maschi e attività di cura e assistenza per le bimbe. Il raggiungimento dell'uguaglianza è un obiettivo importante, ma non possiamo cancellare le differenze biologiche insite in ogni bambino o bambina, né far tabula rasa di convinzioni acquisite, necessarie per l'affermazione della propria identità. Crediamo che non si debbano insinuare dubbi nei bambini, interrogandoli con la domanda “E tu di che genere sei?” Il rischio è generare confusione ed incertezza nei bambini per “costruire” quello che sarebbe il loro vero “gender”.

Queste argomentazioni non sono riferite ad una scuola in particolare, ma in generale agli obiettivi di coloro che propugnano questo nuovo umanesimo o transumanesimo. Noi pensiamo invece - supportati dalla genetica, dalla biologia e dalle altre scienze - che la corporeità, il dato biologico determinato dai cromosomi XY per i maschi e XX per le femmine, iscritto in ognuna delle cellule del nostro corpo, sia imprescindibile e superi tutti gli influssi culturali. Basta studiare lo sviluppo neurofisiologico del bambino per rendersi conto che le attitudini genere-specifiche sono innate e non derivano da imposizioni o dal tentativo di corrispondere ad un genere “pre-impostato”.

Si ricordi il flop dei vari esperimenti delle “Gender theories” di dare il camion alle bambine e le bambole ai bambini. Risultato? Le bambine giocavano con i camion a “mamma-camion” che cambia il pannolino a “baby-camion” e i maschi usavano le bambole come piccole clave contro i compagni. E ciò è dovuto a delle differenze a livello biologico innate che segnano una strada preferenziale nello sviluppo. Resettare queste differenze e considerare il bambino una specie di “tabula rasa” nei riguardi della propria identità sessuata, non può che andare a discapito dell’armonico sviluppo del minore. Rimaniamo quanto meno perplessi dal fatto che nelle scuole, ancor oggi, vengano proposti dei progetti che hanno un carattere spiccatamente ideologico, strettamente collegati ad una teoria tutta da dimostrare>>.

Per chiarire queste importanti e delicate tematiche che investono la formazione identitaria di bambini e giovani, il Movimento per la Vita organizzerà, presumibilmente a maggio, una apposita Conferenza.

Articolo correlato: https://www.lacivettadicivitavecchia.it/politica-2/20215-siamo-in-prima-linea

 

 

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