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Viva Verdi, Re dell'Opera!

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Giuseppe Verdi-1Bicentenario della nascita del grande musicista e patriota italiano

Giuseppe Verdi (Roncole di Busseto, 10 ottobre 1813 - Milano, 27 gennaio 1901). Figlio di Carlo e Luigia Uttini, gestori di un’osteria privata, fu registrato negli atti comunali con i nomi di Joseph-Fortunin François, dato che il territorio era occupato dalle truppe francesi. Sin da giovane intraprese studi musicali e su materie formative con Don Pietro Baistrocchi, prete di Ronco, alla morte del quale subentrò nelle funzioni di organista alla chiesa del paese. Continuò a studiare musica frequentando corsi privati con altri uomini del clero.

Grazie ad una borsa di studio del Monte di Pietà di Busseto andò a Milano per entrare in Conservatorio, ma fu respinto all’esame di ammissione. Decise di studiare privatamente con Vincenzo Lavigna e rientrò al suo paese nel 1836, in qualità di maestro stipendiato dal Comune. Sposò nello stesso anno Margherita Barezzi, figlia di Antonio il facoltoso droghiere del luogo, musicista dilettante animato da spirito organizzativo e Presidente della Società Filarmonica. Si trasferì con la consorte ed il secondo figlio Icilio a Milano, dopo la morte della primogenita Virginia. Nella capitale lombarda, in parte sostenuto finanziariamente dal suocero, si fece strada anche grazie al fatto di avere dalla sua parte l’interessamento del potente impresario Merelli, tentando così la strada del Teatro. Nel 1839 morì suo figlio e nel mese di novembre uscì la sua prima opera “Oberto Conte di San Bonifacio” che fu bene accolta a "la Scala". Nel frattempo era obbligato da un contratto per un’opera buffa “Il finto Stanislao o Un giorno di regno” su libretto di Felice Romani. Il compositore, con la detta, non riuscì a superare la precedente, sia per l’argomento scelto, che non gli portò affatto fortuna, che per la prematura scomparsa di sua moglie Margherita; perdita, quest’ultima, che lo sconvolse profondamente (giugno 1840). Dopo un periodo di crisi interiore trovò successo, nuovamente alla Scala, con il “Nabucco” (1842). A quel tempo era ben inserito nei salotti dell’aristocrazia milanese, benvoluto dai patrioti e assurto a vasta popolarità e per far fronte a tale celebrità decise di impegnarsi ancora di più. Si sottopose ad un pressante ciclo lavorativo, ricordato come “gli anni di galera”, dove soddisfò numerosi impegni contrattuali con vari Teatri italiani e stranieri. Nel 1847 per il Queen’s Theatre di Londra compose “I Masnadieri” e per l’Opera di Parigi, “Jerusalem”. Due anni dopo mise in scena a Roma, in occasione delle giornate della Repubblica, la risorgimentale “Battaglia di Legnano”. Mentre dedicava anima e corpo al lavoro riuscì a costruirsi una vita affettiva con la soprano Giuseppina Strepponi, sua musa e protagonista del “Nabucco”. Si conobbero a Parigi e la frequentazione continuò a Busseto culminando con il matrimonio, preparato in gran segreto per fronteggiare malignità e chiacchiere da paese ed avvenuto nel 1859. Verdi divenne operista di fama acclamata e raggiunse così una solida posizione sociale e privata, affrontando libretti a quel tempo scabrosi e anticonvenzionali, facendo leva sul proprio temperamento combattivo e ispirando con la sua passionalità i soggetti giovanili. Da queste forti passioni e slanci creativi nacque la cosiddetta “Trilogia Popolare” con “Rigoletto” (1851), “Il Trovatore” (1853) e “La Traviata” (1853), che in vario modo suscitarono censure e reazioni anche da parte del pubblico, ma furono destinati alla massima popolarità. Tra i motivi della sua affermazione personale ed artistica, da menzionare anche l’imminente Unità italiana, che fece crescere nella mente e nei cuori degli Italiani la consapevolezza del suo prestigio in qualità di musicista nazionale. Nel 1855 inaugurò sulle note de “I Vespri Siciliani” la stagione dell’Opera di Parigi per i festeggiamenti dell’Esposizione Universale. Importante altresì il suo passato politico: nel 1859 venne eletto rappresentante di Busseto per annunciare a Torino l’annessione delle province parmensi al Piemonte; nel 1861 fu eletto come Deputato al Parlamento Italiano; l’anno seguente gli fu chiesto di scrivere per l’Esposizione Internazionale di Londra quale rappresentante ufficiale dell’Italia. Nel 1862, su richiesta della Casa Imperiale Russa, mise in scena a Pietroburgo “La Forza del Destino”. Nel 1867 a Parigi presentò il “Don Carlos”,in cui vi erano novità in campo linguistico. Nel 1871 tornò al teatro con “Aida”, scritta per Il Cairo in occasione dei festeggiamenti per l’apertura del canale di Suez. Rifiutò di essere rieletto alla Camera, ma accettò la nomina di Senatore del Regno (1875). La vita sentimentale fu totalmente appagata dalla vicinanza della Strepponi, donna di straordinario ingegno e sensibilità che molto aveva contribuito all’evoluzione spirituale e culturale del musicista. L’attività creativa culminò in età avanzata con “Falstaff” (1893), opera comica colma di profonda malinconia. I suoi ultimi passi furono rivolti verso la beneficienza, con la fondazione a Milano di una “casa di riposo per musicisti” e l’assegnazione di numerosi beni ad Enti assistenziali. Dopo la sua morte fu celebrato e venerato come gloria nazionale, in quanto uno dei più grandi musicisti fino ad allora esistiti.

 

Foto: fonte http://www.taccuinistorici.it/ita/news/contemporanea/personaggi/Giuseppe-Verdi-il-rustico.html  

 

 

 

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