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"Morire di speranza"

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Chiesa Ss Martiri Giapponesi-Esterna-Statua San Francesco-1Preghiera ecumenica contro <<la globalizzazione dell’indifferenza>>

CIVITAVECCHIA - La Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia e la Comunità di Sant’Egidio promuovono una preghiera ecumenica in memoria delle vittime del mare, dei tanti migranti morti mentre cercavano di raggiungere le nostre coste in fuga da guerre e persecuzioni, oppure alla ricerca di un futuro di speranza. Quest’oggi, alle ore 18.00,

presso la Parrocchia dei Santi Martiri Giapponesi. La preghiera stessa, presieduta dal Vescovo Luigi Marrucci, si concluderà con una processione verso il mare dove verrà deposta una corona di fiori. <<Pregare per questi uomini e queste donne vuol dire accendere i riflettori su una situazione che va sempre più aggravandosi», spiega Massimo Magnano, Responsabile locale della Comunità - Dimenticare, rimuovere, rassegnarsi alla normalità delle tragedie dell’immigrazione vuol dire lasciare morire ancora una volta le vittime in viaggio verso l’Europa, le vittime della speranza>>. <<Secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Interno - ci ricordano dall’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi in oggetto - nel corso dell’ultimo anno sono sbarcate in Italia oltre 30 mila persone. Non tutti riescono ad arrivare alla meta: molti, nessuno sa quanti, non raggiungono le coste nordafricane perché muoiono nella lunga traversata del deserto. Altri trovano la morte in quella striscia di mare che divide l’Africa dall’Europa, si stima 19 mila dal 1988 ad oggi.  La preghiera “Morire di Speranza” è nata pensando a ciascuno di loro. Anche una sola di queste vite perse in mare in un viaggio di dolore e disperazione è una sconfitta per tutti che non può e non deve lasciare indifferenti. Queste morti sono un richiamo alla responsabilità, per guardare alla realtà della migrazione mettendo sempre in primo piano la vita di ognuno e il pieno rispetto dei diritti umani>>. <<La visita di Papa Francesco a Lampedusa è stato un segno forte per tutti noi. Il Santo Padre ci ha invitato a  pregare, a compiere un gesto di vicinanza come ha fatto lui, ed a risvegliare le coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta - inteviene a sua volta Presule suddetto presentando l’iniziativa - e la domanda che il medesimo ci ha rivolto dall’Isola simbolo dell’immigrazione, “Dov’è tuo fratello?”, risuona ancora in tutti noi. Il Pontefice si scagliò contro la “globalizzazione dell’indifferenza” e ci invitò a condividere la sofferenza di questi fratelli, anzitutto nella preghiera>>. La veglia vuole essere un’occasione di integrazione tra le diverse comunità nazionali e religiose presenti in Città unite nella solidarietà e nella memoria.  È una preghiera ecumenica perchè sarà partecipata attivamente da rappresentanti delle altre Chiese Cristiane. Alla stessa hanno già aderito quelle Battista ed Ortodossa; assiterà anche una delegazione musulmana.

 

 

 

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