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La metamorfosi dei metalli

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DArti e Mestieri-Fabbri-Speculum Humanae Salvationis-1Una tecnica, quella dei fabbri locali, tramandatasi fino ai giorni nostri

CIVITAVECCHIA - Mi trovo con Antonio Maffei, Presidente dell’Associazione Archeologica Centumcellae, e la mia attenzione viene catturata da un vecchio trapano. Chiedo delucidazioni e lo stesso mi illustra: <<E’ appartenuto ad uno degli ultimi fabbri locali vissuti fino allo scorso secolo. Tempo fa abbiamo allestito una Mostra sui mestieri e sugli Artigiani ed abbiamo esposto una serie di attrezzi tipici>>.

Me ne può citare alcuni?

<<Martelli di varia forma e dimensione, seghe a mano, trapani, forge, incudini, taglioli, scalpelli, chiodi che all'epoca venivano realizzati tutti manualmente. Alcuni di questi appartenevano ad un vecchio fabbro civitavecchiese attivo fino agli anni '60>>.

Come si svolgeva la metamorfosi dei metalli?

<<Ogni fabbro aveva i propri attrezzi che egli stesso provvedeva a forgiarsi. Ad esempio i “ricci”, quelle piccole spirali che a volte si vedono in vecchi cancelli, veniva realizzati mediante l'utilizzo di ferri curvi sagomati in un certo modo. In tempi passati, per saldare, veniva utilizzata la tecnica della “ribollitura”: si prendevano due ferri, che venivano posti sulla forgia a temperatura elevata; una volta che facevano le scintille, il fabbro doveva essere veloce nel batterli in modo energico con una mazza. Dalla fine dell'800 veniva invece usato un prodotto chimico: il sale di borace; una polvere che messa sopra la parte che doveva essere saldata, non permetteva al ferro di ossidarsi>>.

Prima dell'uso di tale prodotto, come facevano?

<<Abbiamo la memoria dei fabbri Cosimi ( da cui discende l'Artista dei Chiodi, Roberto, ndr ) e della famiglia Verzilli ( operanti in Piazza Leandra). Everildo Verzilli mi spiegò come veniva fatta la ribollitura: veniva utilizzato il fango sopra la parte da saldare. Inoltre, i nostri artigiani conoscevano la tecnica utilizzata da quelli giapponesi relativa la ripiegatura in fogli dei metalli e la ribattitura ( il cosiddetto damasco ) e realizzavano scalpelli da muratore e da calafato. Questi ultimi servivano per realizzare le imbarcazioni: le assi venivano accostate il più possibile ma, nonostante ciò, rimaneva sempre un piccolo spazio tra una tavola e l'altra, quindi si riempiva la fessura con della stoppa. A seguire, con lo scalpello da calafato, veniva battuto per far entrare la stessa tra le fessure. In tal modo, una volta varate a mare le medesime, il legno, impregnandosi, si ingrossava e, con le stoppe inserite, s’evitava la penetrazione dell'acqua. Questo è una tecnica antichissima, utilizzata tuttora. In tempi antichi i fabbri realizzavano anche serrature, chiavi, cancelli e strumenti per la pesca come arpioni ed ami>>-

 

Nell’illustrazione:

da destra, un aiutante, Tubalcain ( fabbro, padre di quanti lavorano il rame ed il ferro ) ed il fratellastro Jubal, a sua volta padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto che “per primo produsse una musica raffinata, deducendola dal calcolo del suono dei martelli”. Entrambi discendevano dalla stirpe di Caino ( 6^ generazione ). L'immagine è tratta dall'opera anonima “Speculum Humanae Salvationis” ( prima metà del secolo XVI ), conservata nella Biblioteca Reale Danese di Copenhagen ( Gl. Kgl. Saml. 79 2°, foglio 55 recto ). L’originale dell’opera medesima risale al tardo Medioevo, presumibilmente alla prima metà del '300, ed è composta in versi latini rimati. I personaggi ivi illustrati sono menzionati nella Bibbia ( vedi Genesi 4:21-22).


Servizio esclusivo e note a margine di Sara Fresi

 

 

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